L’allenatore portoghese ha parlato del suo passato all’Inter e del suo futuro, sottolineando come difficilmente tornerà ad allenare in Italia
L’ultima esperienza è quella con il Manchester United, finita con un esonero ormai otto mesi fa. José Mourinho è pronto adesso a rimettersi in gioco, ma non in Italia, come ammesso nel corso di un’intervista a Tiki Taka.
Lo Special One non ha nascosto di provare ancora un grande amore verso l’Inter, ma i suoi interessi sono puntati adesso verso un altro campionato, diverso dalla Serie A: “non lavoro da otto mesi, vedremo cosa succederà ma non credo che il mio futuro sarà in Italia anche se ho un bel feeling con questo paese. Poi se dovessi tornare non dovrei neanche imparare la lingua perché non ho dimenticato l’italiano, conosco la vostra cultura, la cultura calcistica e mi identifico in molte delle vostre cose. Vivo a Londra e seguo un po’ di più la Premier ma seguo anche la Serie A che è interessante. Massimo Moratti? E’ il mio presidente, un mio amico e quando penso a lui penso alla famiglia. Lo sento parte della mia famiglia perché la sua famiglia è formata da persone speciali. Il modo in cui mi hanno accolto e fatto sentire uno di loro va oltre al calcio, va oltre al Triplete e va oltre le soddisfazioni sportive: queste cose sono importantissime e rimangono per sempre“.
Lo stesso portoghese è rimasto nei cuori dei tifosi dell’Inter, grazie ad un rapporto speciale creato nei suoi anni in nerazzurro: “cerco sempre di creare questo tipo di empatia con la gente. Sono uno che non si protegge mai, vivo per la mia squadra. Creo empatia coi tifosi, si crea antipatia con gli avversari e se dopo vinci quest’empatia si può trasformare in passione che è quello che è successo all’Inter. Nel 2010, la vittoria a Kiev è stata l’inizio di tutto, poi c’è stata la più bella sconfitta della mia vita contro il Barcellona in semifinale. E poi le due settimane con la finale di Coppa Italia, la gara scudetto e la finale di Champions a Madrid: sembrava quasi un film con il lieto fine. E’ stata una storia fantastica. L’Inter era una famiglia e dire addio alla famiglia è sempre durissima, così ho preferito andare via prima di tornare. Già nello spogliatoio la situazione era difficile ma se fossi tornato a Milano avrei detto no per la terza volta al Real Madrid. Nella mia testa c’era l’obiettivo di vincere la Premier, lo scudetto e la Liga spagnola e non volevo perdere quest’opportunità“.