Nibali deluso per gli errori commessi durante questo Giro d’Italia, ma con la serenità di sempre si proietta al Tour de France
Vincenzo Nibali è deluso per un Giro d’Italia che comunqnue concluderà sul podio per la sesta volta (11° podio della sua carriera in una grande corsa a tappe, scusate se è poco). Ha giocato sempre all’attacco, ma ha anche commesso l’errore decisivo nella tappa di Courmayeur quando Roglic gli ha fatto girare i “cabbasisi” e l’orgoglio siciliano ha prevalso sull’esperienza da professionista: così Carapaz è andato a vincere questo Giro che Roglic non avrebbe vinto comunque, e Nibali è quello che ci ha rimesso di più perchè oggi sarebbe in maglia rosa a Verona e avrebbe il 3° trofeo senza fine nella sua già gloriosa bacheca.
Lo Squalo dello Stretto, però, è un campione e forse gli brucia di più la mancata vittoria di tappa che voleva fortemente nel finale del Giro. L’ultimo successo è stato quello della Milano-Sanremo 2018, un anno e tre mezi fa. Non si può dimenticare il terribile infortunio rimediato al Tour de France che stava correndo per vincere sulla salita dell’Alpe d’Huez (19 luglio 2018), quando un tifoso l’ha fatto cadere con gravi conseguenze alla schiena. Altri corridori non sarebbero mai più tornati in bici, lo Squalo è ancora qui e dopo un anno tornerà al Tour de France con un’idea speciale. “Non credo che farò classifica, poi vediamo” ha detto ieri dopo la tappa dolomitica del Giro. “La mia idea – ha aggiunto – sarebbe di puntare alle tappe e magari alla maglia a pois degli scalatori. Questo Giro è stato molto dispendioso“. Quella maglia a pois indossata per un solo giorno nel 2014 (sul palco e non in corsa, quando aveva quella gialla da leader).
Al Tour de France Nibali ritroverà Froome, Quintana e Dumoulin, i grandi favoriti per la vittoria finale, ma anche tanti altri campioni del calibro di Jakob Fuglsang, Thibaut Pinot, Richie Porte, Adam Yates, Daniel Martin e l’iridato Alejandro Valverde. Per vincere la maglia a pois, però, dovrebbe vedersela con i francesi Julian Alaphilippe, Warren Barguil (gli ultimi due vincitori) e gli stessi Pinot e Bardet che ci tengono tantissimo. Una sfida ai limiti dell’impossibile per un 34enne non scalatore come lo Squalo, che paga i cambi di ritmo e l’esplosività necessari per sprintare sulle vette delle montagne più dure. E poi come si fa, al Tour, a vincere tappe e lottare per la maglia a pois senza fare classifica? Magari non nelle prime posizioni sul podio, ma certamente intorno alla top-10. Il che significa, per uno che si chiama Vincenzo Nibali, rappresentare la mina vagante di una corsa che inizierà il 6 luglio a Bruxelles (tra poco più di un mese) e che lo Squalo vuole già infiammare.