Massimiliano Allegri imputato numero 1 di una disfatta totale in casa Juventus, uscire ai quarti di finale non era certo nei programmi bianconeri di inizio stagione
La Juventus è uscita meritatamente dalla Champions League, venendo distrutta nel gioco sia all’andata che al ritorno dall’Ajax dei ragazzini terribili che hanno pensato a giocare al calcio e non a dietrologie legate al risultato. Il day after è quello delle analisi, della ricerca delle motivazioni che hanno portato ad una debacle inattesa, perchè in molti hanno correttamente pronosticato ad inizio stagione un finale diverso per la stagione della Juventus, quantomeno qualificata alle semifinali.
Il dito quest’oggi deve imperativamente essere puntato contro Massimiliano Allegri, artefice della disfatta. Per coerenza va detto che noi non siamo saliti sul carro dei vincitori dopo l’Atletico Madrid, riservandoci delle remore nei suoi confronti, dubbi esistenti da diversi anni e che si sono prontamente rifatti vivi contro l’Ajax. Allegri ha paura, è un tecnico col freno a mano tirato e proprio la gara contro l’Atletico ne è la dimostrazione. Quando la Juventus si è trovata spalle al muro, il tecnico bianconero ha messo in mostra una squadra sfrontata, offensiva, coraggiosa. Un atteggiamento arrembante voluto da Allegri, con Cancelo a spingere sulla destra dopo lo 0-2 di svantaggio dell’andata, mentre con un “positivo” 1-1 in quel di Amsterdam è scattata la consueta tremarella. Il tecnico ha pigiato sul freno, inserendo il più conservativo De Sciglio al posto di uno dei terzini più forti al mondo pagato 40 milioni di euro, mossa che ha fatto imbufalire i tifosi juventini, mossa rinnegata nel secondo tempo col risultato ormai compromesso.
Quello di De Sciglio-Cancelo è stato senz’altro l’emblema del modus operandi allegriano, ma l’atteggiamento della squadra in toto ha rispecchiato il proprio tecnico. Chi non risica non rosica insomma. Una condotta di questo tipo potrebbe essere comprensibile da parte di un allenatore in sella ad una outsider della Champions League, non da parte del tecnico della grande favorita. Allegri ha in mano una Ferrari, ma decide di mandare in pista una 500, tranne quando si è trovato costretto come contro l’Atletico. Pensavamo che la gara contro i Colchoneros potesse far capire al tecnico la necessità dei suoi uomini di giocare a viso aperto, di attaccare gli avversari macinando gioco come in quell’occasione, ma non è stato così. Allegri ha nuovamente fatto retromarcia ed inculcato ai suoi uomini la sua premura, i suoi timori che si sono visti chiaramente in campo. La Juventus ha deciso di continuare con Max in sella, scelta dai due volti. Di certo in Italia continuerà il dominio bianconero, ma per fare il salto di qualità in Europa bisognerebbe che Allegri imparasse dai suoi errori in questi anni. Avrà capito che serve osare un po’ di più? Avrà capito che spendere per Cancelo e nelle gare importanti schierare De Sciglio è controproducente? Avrà voglia di modificare la propria indole lasciando “sfogare” la squadra di fenomeni che ha a disposizione? Solo il futuro ci darà le risposte a queste domande, una cosa è però certa, la sensazione è che questa rosa ricca di talento avesse il dovere e la possibilità di giocare di più, di creare di più, di divertire di più, ma questo ad Allegri non piace. Max anche ieri ha pensato più a distruggere il gioco altrui con l’atteggiamento conservativo, la mossa De Sciglio, quella Pjanic votata solo a non far giocare gli altri anzichè pensare a creare il proprio di gioco. A quanto pare questo approccio non paga in Europa…