Il presidente Di Rocco sottolinea con forza che il ciclismo è stanco di dover continuare a sopportare che persone squalificate per doping insistano a frequentare il mondo amatoriale e sportivo in generale, imponendo la propria presenza anche in contesti istituzionali
Riguardo la legislazione etica si ricorda che il Collegio di garanzia del Coni ha confermato l’indirizzo federale, esaltandone il valore sportivo e del benessere fisico. Nelle motivazioni della sentenza, lo stesso Collegio, ha ricordato che: “I principi etici che contrastano con severità l’uso del doping sono dunque un pilastro irrinunciabile per l’esercizio della pratica sportiva. L’esistenza di regole internazionali antidoping non esclude affatto, ad al contrario richiede, che siano adottate disposizioni attuative nazionali o federali, come è il caso, ad esempio, della normativa con cui la FCI nel 2014 ha deciso di limitare il tesseramento per la categoria amatori.
“Il ciclismo ha cambiato pagina – dichiara il presidente Di Rocco – è sano ed è uno degli sport più controllati al mondo e non ha nessun interesse a modificare il proprio percorso di una disciplina seria e praticata da atleti modello ed altamente qualificati.
“Il nostro sport – conclude il presidente Di Rocco – ha già pagato enormemente in termini di immagine e credibilità per colpa di pochissimi soggetti che non vogliono rispettare e sottostare alle regole. In questo momento la bicicletta rappresenta il benessere fisico, il futuro sostenibile, attraverso una mobilità consapevole, e la possibilità di godere appieno delle bellezze artistiche e paesaggistiche che il nostro Paese possiede.”