Elia Viviani e la Vuelta di Spagna, il ciclista italiano pronto a partire per cimentarsi nell’importante corsa a tappe: ecco le sue impressioni su quello che potrà succedere
Con la maglia tricolore addosso Elia Viviani partirà presto per Malaga, da dove il 25 agosto partirà la Vuelta di Spagna. Un appuntamento davvero importante per il ciclista italiano, che dopo il titolo di campione d’Italia, i successi di tappa al Giro d’Italia e le medaglie conquistate dal ciclismo su pista, punta ad essere protagonista della corsa spagnola.
“Voglio vincere una tappa con Sagan in foto – confessa il corridore della Quick-Step Floors a Gazzetta dello Sport – Assolutamente sì. Voglio battere il campione del mondo! Ci sono riuscito solo due volte, ad Abu Dhabi nel 2015 dopo il suo primo mondiale. Ho le immagini stampate nella memoria, ma è il momento di farne di nuove. Credo che la mia dimensione come atleta sia molto diversa rispetto a prima. In questa squadra (la Quick Step-Floors, ndr) mi hanno trattato da leader fin dal primo momento e mi hanno creato un gruppo attorno. Che poi era l’idea che avevo da quando sono passato professionista. È quello che ha fatto scattare la molla dentro di me. Mi piace la pressione, ma devo sentire anche la fiducia. In corsa prima non ero un punto di riferimento, ora sono considerato da tutti. Questo comporta anche responsabilità perché gli altri spesso dicono: “Avete Viviani, tocca a voi fare la corsa”. E devo dire che la cosa non mi dispiace affatto. Come metodo di lavoro in allenamento, invece, non ho cambiato quasi nulla”.
Sul gruppo di ciclisti che lo accompagnano, Viviani afferma: “Morkov e Sabatini sono una garanzia. Morkov è la chioccia, il regista o il “capo trenino”. Studia gli arrivi, li capisce al volo. “Saba” è più istintivo, ma se i piani saltano so che lui mi metterà comunque nel punto in cui dovrei essere. Consonni. Forse non ha il mio spunto veloce, ma è forte. Questo sarà il suo primo grande giro, gli cambierà il motore”.
Sulla corsa iberica poi Elia dice: “oltre alle tappe credo sia impossibile andare. La maglia a punti è quasi un’utopia. Guardate Trentin lo scorso anno, ne ha vinte quattro, ma la maglia l’ha presa Froome. Poi, non lo nascondo, guardo alla classifica del World Tour. Ora sono quarto, Sagan è irraggiungibile perché farà ancora un sacco di punti, ma arrivare nei cinque… Ci terrei molto. Non è un’impresa impossibile. Ma devo fare punti qui, perché questa è la mia ultima corsa del 2018″. “Quattro sicure, forse una in più nella terza tappa. – ammette sulle volate che è pronto a fare – Steels, il mio preparatore, dice cinque, forse sei. Però so che proveranno a staccarmi su qualsiasi strappetto. Trentin, e lo stesso Sagan, tenteranno di farmi fuori prima della volata”.
“Non sono male. – continua sulla sua condizione fisica – Sono anche calato un paio di chili, ora sono 70-70,5. Alla Vuelta, se mi manca qualche watt per la volata, non è un problema. L’importante è resistere in salita per arrivare a farle”. “L’ho corsa solo nel 2012, – conclude parlando dei suoi ricordi alla Vuelta di Spagna – al mio primo anno da pro’: quattro secondi posti dietro Degenkolb, compreso quello nell’ultima tappa. Con Madrid ho un conto in sospeso… Il problema sarà arrivarci, perché la penultima tappa, ad Andorra, sarà pazzesca: corta e durissima. Conto sul fatto che ci sarà stanchezza in gruppo, che non si vada troppo forte. Sono molto contento di tornare”.