Caso Schwazer, l’ipotesi shock: “le provette che incastrarono Alex potrebbero essere state manomesse”

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Alex Schwazer ed il doping: le indagini vanno avanti grazie ai Ris di Parma che hanno scoperto la verità sulle due provette che condannarono il marciatore alla squalifica dall’attività sportiva

Il caso Alex Schwazer ha destato l’attenzione dello sport internazionale dopo la scoperta della sua positività al doping. L’atleta azzurro della marcia, con all’attivo vittorie importanti ai Mondiali ed alle Olimpiadi, è stato buttato in prima pagina con le accuse peggiori che uno sportivo potrebbe sentirsi rivolgere. Secondo le ultime clamorose indagini, che il quotidiano altoatesino “Tageszeitung” ha rivelato, si potrebbe però arrivare ad una svolta, che scagionerebbe Schwazer. Da un’ultima analisi delle due provette, che hanno portato alla squalifica di Alex, emerge un’incongruenza scientifica. Le indagini portate avanti dal Ris di Parma del colonnello Giampietro Lago, su incarico del gip di Bolzano, titolare dell’inchiesta penale, Walter Pelino, evidenziano che la concentrazione di dna presente nel campione B è superiore di tre volte a quella del campione A.

La stranezza potrebbe essere spiegata solo in un modo per la difesa del marciatore: i flaconi sono stati manomessi. Se la Iaaf, dal canto suo, etichetta il valore come ‘poco importante’, i Ris di Parma vogliono la verità e si spingono oltre. Il comandante Lago ha messo in calendario una prova del nove: un test del dna su 100 individui, tra cui si verificherà se i valori riscontrati nelle provette di Schwazer possano essere presenti in un altro individuo.

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