Ciclismo – Dal caso Froome alla polemica Astana, Aru svela: “Vinokourov non ha capito. Chris al Giro? Non sarebbe tollerabile che…”

SportFair

Nel corso di un’intervista alla ‘Stampa’, Fabio Aru è tornato a parlare del caso Froome e del modo in cui si è lasciato con l’Astana

Anno nuovo, vita nuova per Fabio Aru che, in questo 2018, proverà l’assalto ai propri obiettivi con la divisa della UAE Emirates. Il corridore sardo ha intenzione di utilizzare tutte le proprie energie per rispettare il programma fissato con il suo nuovo team e, perchè no, tentare l’assalto ad una delle grandi corse a tappe. Intervistato dalla ‘Stampa’, il sardo ha analizzato vari temi, partendo dal caso Froome:

Spero che ci sia al Giro. Spero però che la vicenda si risolva in fretta. Non sarebbe tollerabile una partecipazione sub judice di Froome dopo quella del 2011 di Contador, al quale poi tolsero il Giro che aveva vinto“.

Alexandre Vinokourov e fabio aruIl passaggio dall’Astana alla UAE Emirates ha creato qualche dissidio tra Aru e il team kazako, per questo motivo Aru ha provato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa:

Volevo cambiare, trovare nuovi stimoli, in una squadra con una forte base italiana. In sei anni all’Astana ho dato tutto me stesso, mi è dispiaciuto il modo in cui ci siamo lasciati. Non amo le polemiche, all’Astana devo molto ma ho dato anche tanto. Vinokourov non ha capito le mie motivazioni ma sono a posto con me stesso. Il feeling con il nuovo team? Meglio di quanto sperassi. Progetto ambizioso, cura dei dettagli, ottima struttura, grande professionalità. Siamo tutti gasati, lavorare è un piacere. Il ritiro in Sicilia è stato super, poi nelle feste sono uscito in bici anche alla vigilia di Natale scalando il Sestriere“.

Un 2017 costellato da alti e bassi per Fabio Aru, costretto a saltare il Giro per infortunio per poi insidiare Froome al Tour:

Peccato che sono stato male nel finale, ma dopo il tredicesimo posto del 2016 ho concluso quinto e capito che posso puntare anche alla vittoria di una corsa durissima e diversa da tutte le altre. Nel 2017 ho corso da febbraio a ottobre, circa 75 gare. Dicono che dovrei correre di più, ma ho fatto anche tre mesi di sosta per l’infortunio al ginocchio. La caduta di aprile in allenamento a Sierra Nevada mi ha fatto saltare il Giro che partiva dalla mia Sardegna. Mi è spiaciuto tantissimo. In Spagna al mio fianco c’era Michele Scarponi che fu il primo a rincuorarmi. Non mi sembra vero che non ci sia più, è stato un colpo terribile. Era una persona speciale che ci ha lasciato un insegnamento: sapere sorridere e reagire sempre. La maglia tricolore? E’ già pronta quella nuova con tanto tricolore in più, anche sul casco e pantaloncini. Vi piacerà”.

Condividi