Critiche e insulti all’arrivo sulla panchina bianconera, elogi dopo il fantastico finale di stagione. Adesso Max Allegri torna a fare i conti con l’impazienza del tifo bianconero
“Il meraviglioso sta fra il reale e l’immaginario!” Lo diceva il gran maestro di karate Shotokan, Masatashi Nakayama. Ecco, ci piacerebbe che questa massima entrasse nei cuori e nelle teste di tutti i tifosi della Juventus.
Prima che sia troppo tardi. Ci riferiamo alle critiche che piovono spesso, in questo inizio d’anno calcistico, sull’allenatore della Juve, Max Allegri. Il livornese, l’anno scorso, arrivato a Torino fra critiche e insulti, portò i bianconeri tutti a vincere il campionato, a giocare con più moduli e fantasia, a giocarsi a viso aperto la finale di Champions contro “gli imbattibili” del Barcellona. E la finale fu tutto tranne che una disfatta per chi tifava Juve. Ora succede che quest’anno, dopo aver venduto il trio delle meraviglie, qualche difficoltà ci sia. Meno male! Ma che cos’è questa frenesia del voler vincere sempre, comunque, in fretta? Tifare una squadra significa anche sostenerla nei momenti difficili, crescere con lei, aiutarla a uscire dalle crisi, costruire con lei un rapporto che si solidifica nelle sconfitte, per poi esaltarsi, senza limiti, nelle vittorie.
Che, quando arrivano, sono ancora più belle perché sia il tifoso che il giocatore sono a conoscenza della fatica e del lavoro comune che è alle loro spalle. Tifare significa soffrire, costruire, perdere e vincere. Affrontando, insieme, i momenti bui. Perché per raggiungere “il meraviglioso” occorre accettare il reale continuando a sognare l’immaginario. Senza lasciare che le sconfitte lascino lo spazio al disfattismo. Un disfattismo che porta sempre a una inconcepibile mancanza di riconoscimento. Errore tipico dei nostri tempi troppo veloci.