L’ad rossonero è un fiume in piena: “avremmo potuto prendere Paletta da svincolato qualche mese dopo ma non l’abbiamo fatto, versando 2,5 milioni, se questo è concorso in bancarotta…”
E’ di ieri la notizia dell’inserimento di Adriano Galliani nel registro degli indagati per il fallimento del Parma. L’ad rossonero e il Milan sono accusati dalla Procura del capoluogo ducale di ‘concorso in bancarotta fraudolenta’ in relaziona all’aquisto del difensore Gabriel Paletta, passato in estate all’Atalanta, che il club di via Aldo Rossi, secondo gli inquirenti, comprò ad un prezzo (2,5 milioni di euro) nettamente inferiore al reale valore di mercato del giocatore.
Galliani, intervistato dalla “Gazzetta di Parma”, ci ha tenuto a fare chiarezza sul suo coivolgimento e di conseguenza su quello del Milan: “dovrei tacere, perché gli avvocati mi dicono di star zitto. – ha premesso – Ma se noi non avessimo comprato Paletta, il giocatore avrebbe potuto rescindere il contratto, oppure l’avremmo potuto prendere mesi dopo quando era già svincolato”. “Voglio anche dire che Paletta è venuto da noi rimettendoci sette mesi di stipendio, – ha ricordato Galliani -e anche il suo procuratore ha fatto delle rinunce. Però siamo stati indagati: non riesco a capire”. Inoltre Galliani aggiunge: “Il Milan è stata l’unica società che in quel momento ha dato soldi al Parma”. “Eppure – ha continuato Galliani – siamo stati indagati per concorso in bancarotta fraudolenta. Mi sembra una cosa un po’ bizzarra”.
Per l’ad rossonero, quindi, si tratta di un vero paradosso che i giudici dovranno cercare di chiarire. In sostanza l’accusa composta dai pm Dal Monte, Ausiello e Amara, titolari dell’inchiesta, dovrà dimostrare che Galliani era a conoscenza della situazione finanziaria del Parma e che avesse la consapevolezza di aggravare ulteriormente il dissesto economico con la trattativa Paletta. Se fossi a conoscenza del profondo rosso del Parma quando ho concluso l’acquisto? Ho spiegato come sono andate le cose, – ha tagliato corto sul tema Galliani – non voglio dire nient’altro”.