Politica e guerra dovrebbero stare lontane dallo sport, ma spesso è evitare che si mischino risulta impossibile. Il Roland Garros è stato l’ultimo teatro di sfida, il protagonista, suo malgrado, è Novak Djokvoic.
Dopo la vittoria nel match d’esordio sul rosso parigino, il tennista di Belgrado ha deciso di scrivere un messaggio su una telecamere, usanza in voga da diverso tempo fra i tennisti. La scritta di Nole recita: “Il Kosovo il cuore della Serbia. Fermate le violenze“. Il fine è nobile, la richiesta di fermare gli scontri in Kosovo, ma l’aver sottolineato come il piccolo stato indipendente, seppur da molti non riconosciuto, sia ‘parte della Serbia’, ha scatenato grandi polemiche.
La reazione della politica francese
Amélie Oudéa-Castéra, ministro dello Sport francese, nonchè ex direttrice della Federazione francese di tennis, è intervenuta in prima persona nella polemica condannando le parole del tennista. Un messaggio “non appropriato, militante e molto politico” lo ha definito il ministro.
A proposito di guerra e politica, il Roland Garros aveva già vissuto un momento di tensione quando l’ucraina Marta Kostyuk si era rifiutata di stringere la mano alla bielorussa Aryna Sabalenka al termine del match. Chiaro riferimento ai cattivi rapporti fra Ucraina e Bielorussia dovuti al conflitto in Ucraina. Il pubblico del Philippe Chatrier ha sottolineato il gesto con rumorosi fischi.