Tamberi stratosferico: la Diamond League è ancora sua! Gimbo salta 2.34 e vince senza problemi

Tamberi si conferma nella finale di Zurigo: secondo diamante consecutivo, con la sua migliore misura dell’anno, sei giorni dopo il matrimonio

SportFair

Il matrimonio ha sottratto energie? Macché, semmai ne ha aggiunte, ha amplificato le motivazioni, ha caricato Gianmarco Tamberi a mille. Nella finale di Zurigo l’oro olimpico ed europeo si conferma campione della Diamond League, conquistando il diamante per il secondo anno consecutivo, di nuovo con la misura di 2,34, la migliore prestazione della sua stagione, all’ultima gara dell’anno. Ribaltando peraltro JuVaughn Harrison che lo aveva sorpassato con 2,32 alla prima prova (poi lo statunitense è secondo con 2,34 ma con un errore in più).

È un’altra dimostrazione di classe immensa, straripante, da parte del 30enne azzurro delle Fiamme Oro, campione olimpico e campione europeo del salto in alto, che per festeggiare si inginocchia dinanzi a sua moglie Chiara Bontempi, le regala il bouquet di fiori che celebra il trionfatore, ringrazia e abbraccia l’amico e testimone di nozze Massimo Sgreccia che filmava i suoi salti a bordo pedana, e aggiunge argomentazioni alla sua leggenda atletica, ormai da favola: nessun altro azzurro ha mai vinto il trofeo del massimo circuito mondiale, lui c’è riuscito due volte. Non è il Letzigrund, tanto amato da Gimbo, il calore dei tifosi è meno travolgente ma Tamberi se ne nutre comunque nella Sechseläutenplatz che ospita la prima delle due giornate di finale. Ne esce una partita a scacchi con Harrison, non con il campione del mondo Mutaz Barshim, che sbaglia a 2,21 e 2,24 e decide di riservare l’ultimo tentativo a 2,30: non va, è una giornata ‘no’ per il qatarino. Gimbo invece è concentrato, sul velluto a 2,21, impreciso soltanto nella prima stoccata a 2,27, altissimo a 2,30. È qui che diventa un tu-per-tu con il giovane “Mr. Jump” americano, altista e lunghista. Che lo costringe a inseguire, perché indovina il 2,32 alla prima.

Tamberi invece sbaglia, passa la quota e chiede l’asticella a 2,34, una misura che non ha mai raggiunto in questo 2022, un anno tribolato ma, in fin dei conti, bellissimo: fallisce una volta, non la seconda, pulita, ampia, stupenda, nel tentativo che, qualora mancato, lo avrebbe condannato al secondo posto. È il matchpoint. Prova a rimediare Harrison che incassa il 2,34 ma soltanto alla terza prova. Si sale ancora, a 2,36: comincia a piovigginare quando Gimbo va in pedana. Una scivolata al momento dello stacco, un rischio che gli dipinge una smorfia, gli suggerisce di abbandonare, mentre Harrison prova per tre volte, tutte sbagliate. La gloria è di Tamberi. Di un magnifico, sorprendente, esagerato Tamberi.

BRUNI – È di spessore la sua stagione di Diamond League: seconda al Golden Gala, quarta a Montecarlo e Losanna, quarta anche nella finale di Zurigo. Roberta Bruni chiude con un piazzamento di prestigio sulla pedana svizzera: la primatista italiana, reduce dal 4,72 di Rovereto, centra un ottimo 4,61 al primo tentativo (l’asticella balla ma resta su) e si toglie la soddisfazione di battere saltatrici di grido come la campionessa europea Wilma Murto (Finlandia, 4,61), la fuoriclasse greca Katerina Stefanidi (4,51) e l’oro europeo indoor Angelica Moser (Svizzera, 4,51). Seguita a bordo pedana dal suo coach Riccardo Balloni, l’azzurra dei Carabinieri entra a 4,36, addomesticata al secondo tentativo. Basta un solo salto per liberarsi di 4,51 e 4,61. Manca invece il bersaglio dieci centimetri più in alto, peraltro uscendo dolorante dal terzo tentativo, con un taglio alla mano destra, sanguinante, provocato da un impatto con le chiodate. Il diamante è dell’australiana Nina Kennedy, 4,81 alla terza prova, per battere l’iridata indoor Sandi Morris (Usa, 4,76). Terza la slovena Tina Sutej (4,61).

PONZIO – Nella gara dello stratosferico 23,23 di Joe Kovacs, Nick Ponzio (Athletic Club 96 Alperia) non va oltre il sesto posto con 20,71, misura trovata al terzo lancio dopo un 20,50 e un 20,45 e prima di tre nulli. Le premesse potevano far ipotizzare vita difficile per lo statunitense campione olimpico e mondiale, nonché primatista, Ryan Crouser. Ed è così: la scena gliela ruba il connazionale Kovacs che assesta uno dei più grandi lanci della storia del peso, diventa il secondo uomo di sempre, a quattordici centimetri dal record di Crouser (23,37 lo scorso anno a Eugene), ed entra nel ristrettissimo club dei lanciatori da ventitré metri che include anche lo statunitense Randy Barnes (23,12 nel ’90) e il tedesco primatista d’Europa Ulf Timmerman (23,06 nel 1988). La cannonata del 33enne vicecampione olimpico e mondiale, già oro iridato a Pechino e Doha, rappresenta il record della Diamond League e il miglior risultato del 2022: piegato Crouser, autore di un pur notevole 22,74. Terzo il neozelandese Tom Walsh (21,90), quarto il connazionale Jacko Gill (21,51), quinto il croato oro europeo Filip Mihaljevic (21,43). La stagione infinita di Ponzio prosegue sabato a Zagabria e poi domenica 18 a Brescia nella Finale Oro dei Societari Assoluti.

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