Era considerato un calciatore di grande prospettiva, in grado di imporsi ad alti livelli nel campionato di Serie A. La sua storia è salita alla ribalta per un altro motivo: in tanti hanno messo in dubbio la sua carta d’identità: stiamo parlando di Joseph Minala. E’ un centrocampista camerunese. A 15 anni decide di lasciare Yaoundè, la sua città natale in Camerum per raggiungere l’Italia, destinazione Roma. Il suo sogno è quello di diventare un calciatore professionista. Si mette in mostra nelle giovanili della Vigor Perconti, tanti club italiani di primo livello valutano un suo ingaggio. Viene visionato dal Napoli, inizia un periodo di prova ma non viene tesserato. Il suo sogno si realizza grazie alla Lazio, si mette in mostra con la Primavera poi viene preso in considerazione per la prima squadra.
I dubbi sull’età
Nei primi anni della sua carriera si registrarono delle polemiche sull’età del calciatore, accuse rispedite al mittente da calciatore e società. In seguito la Figc aprì un’inchiesta appurando che l’età del calciatore è effettivamente quella realmente dichiarata. Ma la carriera non riesce a decollare, la Lazio decide di mandarlo in prestito prima al Bari e poi al Latina. Nel 2017 passa alla Salernitana, l’esperienza non è poi così positiva. Nel 2020 passa alla squadra cinese Qingdao Huanghai. Torna alla Lazio, ma rescinde il contratto. Adesso è pronto per una nuova esperienza, è vicinissimo infatti alla Lucchese, il calciatore ha già raggiunto Lucca ed entro le prossime ore è prevista la firma del contratto. Si tratta di un calciatore in grado di fare la differenza in un campionato come quello di Serie C. Si tratta di un’altra grande occasione per Minala che dovrà mettersi in mostra per sperare in un altro salto di categoria.
In un’intervista a il ‘Corriere dello Sport’ Minala aveva parlato proprio del suo arrivo in Italia: “sono arrivato con delle promesse, avevo 15 anni, non è andata come pensavo. Una volta alla stazione Termini mi sono ritrovato da solo, mi hanno lasciato lì, senza dirmi niente. Avevo paura di essere arrestato, in queste situazioni può accadere qualsiasi cosa. Ero senza documenti, così decisi di andare io alla Polizia per spiegare quanto successo. Mi hanno portato in ospedale, da lì sono finito in una casa famiglia”. Nuovi dettagli prima della firma con la Lazio: “sono stato in diversi club, tra questi l’Inter e l’Udinese. Ma il primo provino è stato il Napoli: Raiola venne alla casa famiglia, all’improvviso mi ritrovai ad allenarmi con Cavani e Lavezzi, Mazzarri come tecnico. Ero incredulo. Si parlava molto di me, con la casa famiglia disputavamo un campionato regionale, ma eravamo fuori classifica. La gente cominciava a notarmi. Si presentarono delle persone, mi fecero delle proposte. All’inizio dissi di no, poi mi convinsero e ottenni un permesso speciale. Alla Lazio sono arrivato dopo una buona annata alla Vigor Perconti”.
Infine sulle polemiche sulla sua età: “chi mi seguiva in quegli anni non mi ha protetto bene. Pensavo fosse una polemica banale, ero senza i miei genitori. Non è stato facile, avevo persone sbagliate intorno a me. In principio non ci facevo troppo caso, poi ho capito che avrei dovuto stare più sul pezzo ed essere tutelato meglio. Le chiacchiere hanno influito sulla mia carriera, tante squadre credo siano state influenzate”.