Paolo Simoncelli, l’incontro col Papa e quella rivelazione da brividi: “gli ho detto che sono arrabbiato con Dio! Marco? Quel giorno un vento gelido che sapeva di morte”

Paolo Simoncelli nel ricordo di Marco: dal tragico giorno a Sepang all'incontro con Papa Francesco

SportFair

Sono passati 10 lunghissimi anni dalla scomparsa di Marco Simoncelli e nessuno lo ha mai dimenticato. Non solo gli appassionati delle due ruote, ma anche gli spettatori occasionali e chi una gara di MotoGP non l’ha mai vista, sa chi era il Sic e ha pianto per lui in quel tragico 23 ottobre 2011.

In occasione del 10° anniversario della morte del pilota italiano, papà Paolo è tornato in sella alla moto, dopo più di 20 anni, per un’intervista speciale ai microfoni di Guido Meda, nella quale si è lasciato andare a diverse confessioni.

Io non ho nessun rimpianto. L’unico rimpianto della mia vita è quello: non avergli fatto girare quell’asciugamano. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell’asciugamano e l’ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra. Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto ‘Devo andare a fermare Marco’. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo, il mio motorino non andava bene… Quei cinque minuti lì sono stati terribili. Non ho mai pensato che potesse morire. Ho sempre pensato magari a un incidente, a un’invalidità, ho pensato che sarebbe potuto rimanere sulla sedia a rotelle, ma mai che potesse morire. Quella sensazione di morte l’ho avuta soltanto quando sono entrato in pista il giorno della sua scomparsa. È stato veramente terribile. Quell’asciugamano alla rovescia sulla testa di Marco è l’unico rimpianto della nostra vita, della mia vita. Non ho rimpianti, io e mia moglie rifaremmo tutto, ma quell’asciugamano che non ho voluto girare per non disturbarlo ce l’ho nella mente. Rifaremmo comunque tutto perché Marco era felice, era un ragazzo veramente felice“, parole da brividi quelle di papà Simoncelli.

Paolo Simoncelli ha poi parlato della sua rabbia e dell’incontro con Papa Francesco: “sono arrabbiato con il capo. Sono veramente arrabbiato, l’ho detto anche al Papa. Quando siamo andati a fare la visita a Roma con la Federazione italiana, ho preso il crocifisso che Bergoglio aveva al collo e gli ho detto: ‘Io sono molto incazzato con questo qui’. Lui ha detto che avevo ragione. Non mi aspettavo che il Papa fosse così, veramente una brava persona. Siamo rimasti soli con lui qualche minuto e io l’ho abbracciato. Ti garantisco che tutti gli altri intanto avevano le mani nei capelli, ma a me non frega un cavolo, mi sentivo attratto da lui. Il Papa ha ricambiato il mio abbraccio. Prima di andare via mi ha chiamato e mi ha dato un altro abbraccio. È stato bello. Marco era un ragazzo che abbracciava, a me questa cosa è rimasta tutt’ora, mi piace tanto. Io nel mio giardino ho piantato una quercia grandissima, secondo me Marco quando lo abbracciavi dava la sensazione di una grande quercia, una sensazione di forza, sentivi che ti potevi fidare, era qualcosa di bello. Mi piacerebbe che nel circuito di Misano, intitolato a Marco, piantassero una quercia proprio nella curva chiamata la ‘Quercia’, secondo me sarebbe un grandissimo omaggio“, ha concluso.

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