Ha lottato come un leone, affrontando le difficoltà della vita a petto in fuori e testa alta. Come in campo.
Purtroppo però il Covid ha vinto anche questa volta, uccidendo Mauro Bellugi nonostante gli avesse portato via già le gambe. Questa brutta bestia si è presa anche la sua vita, provocandone la morte all’età di 71 anni, compiuti lo scorso 7 febbraio. Prima il ricovero per problemi legati all’anemia mediterranea e poi la positività, che aveva spinto i medici ad amputargli le gambe per salvarlo. Le complicazioni dovute al Covid però lo hanno sopraffatto, uccidendolo quando ancora si trovava in ospedale per la riabilitazione.
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Chi era Mauro Bellugi
Settantuno anni vissuti sempre al massimo, sia in campo che nella vita. Mauro Bellugi ha vestito le maglie di Inter, Bologna, Napoli e Pistoiese in dodici anni di carriera, ricevendo addirittura una villa a Stintino dal presidente Angelo Moratti al momento della firma per i nerazzurri, avvenuta a 20 anni nel 1969. Un rapporto speciale rimasto anche con il figlio Massimo, che si era offerto qualche settimana fa di pagare le spese mediche dopo l’amputazione. L’unico gol in carriera è arrivato proprio con la maglia dell’Inter, il 3 novembre 1971 con i tedeschi del Borussia M’gladbach in Coppa dei Campioni. Nel 1974 passa al Bologna, mentre 5 anni dopo accetta la corte del Napoli, dove rimane un anno prima di passare alla Pistoiese e abbandonare il calcio a soli 31 anni. A distanza di quattro decenni da quell’addio, Mauro Bellugi stavolta se ne è andato per sempre, lasciando nello sconforto il mondo del calcio e tutti coloro che lo hanno conosciuto.