Un’analisi attenta e accurata, una riflessione che il commissario tecnico Davide Cassani ha voluto condividere sui social, esprimendo in maniera pubblica il proprio pensiero sul ciclismo italiano.
Parole nude e crude, che mettono in risalto un problema di programmazione, su cui il ct della Nazionale Italiana ha voluto fare chiarezza: “il ciclismo italiano è in crisi? Uno può dire, si però c’è il nulla dopo Nibali per le grandi corse a tappe. Io credo che, il non avere un dopo Nibali, non è un problema nato oggi, ma le conseguenze di un qualcosa che è mancato anni fa. Mi spiego: dal 2012 al 2016 in Italia, la categoria under 23 aveva in calendario una sola corsa a tappe, il Val d’Aosta. Il Giro d’Italia giovani ed altre gare a tappe erano sparite. Cosa vuol dire? Che le nostre squadre dilettantistiche, ottimamente organizzate ma in grado solo di gareggiare in Italia, avevano a disposizione un calendario non all’altezza e questo ha abbassato il livello della categoria. Mentre nel resto del mondo i ragazzi correvano a destra e a manca facendo esperienze fondamentali alla loro crescita, noi ci siamo chiusi a correre in Italia. Ma se negli anni 90 avevamo 7/8 corse a tappe che tenevano alto il nostro livello, in seguito sono sparite ed il nostro movimento ne ha subito le conseguenze. Credo che, anche per questo motivo, non abbiamo, per il momento, il dopo Nibali perché non siamo riusciti a preparare nel modo giusto i nostri giovani nel passaggio al professionismo. E abbiamo perso una generazione di scalatori“.
Il ct Cassani poi ha proseguito nella sua lunga analisi: “credo che il lavoro di questi ultimi anni lo vedremo, non adesso, ma tra qualche stagione. Siamo riusciti a riportare in vita il giro giovani, diverse squadre dilettantistiche sono diventate continental avendo così la possibilità di gareggiare anche all’estero e contro avversari più qualificati e la nazionale permette a tanti corridori di ottime squadre dilettantistiche di prendere parte a diverse corse a tappe. Ci vuole pazienza nello sport. Tanta pazienza. Io penso che il lavoro fatto in questi anni darà risultati e ritorneremo ad avere anche corridori da corse a tappe. Intanto abbiamo il cronoman più forte al mondo, un quartetto, anzi due (anche quello femminile) tra i più veloci e diversi ragazzini e ragazzine che stanno crescendo molto bene“.