Coronavirus, Renzi ridicolizza il premier Conte: “ristoranti chiusi alle 18? Il Covid fa più male a cena che a pranzo”

Il leader di Italia Viva ha criticato l'ultimo Dpcm firmato dal premier Conte, sottolineando di voler chiedere alcune modifiche su ristorazione e sport

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Il nuovo Dpcm entrato oggi in vigore per limitare la diffusione del Coronavirus in Italia è stato molto criticato, sia dai cittadini che dalle altre forze politiche, intervenute per sottolineare come questi nuovi interventi rischino di far collassare il Paese.

Conte
Chris J Ratcliffe/Getty Images

Tra questi anche Matteo Renzi, che ha annunciato tramite una e-news di voler chiedere al premier Conte di modificare il Decreto nella parte relativa a ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva: “mentre si chiedono ancora sacrifici, sarebbe molto utile, secondo me, che il governo ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro. Chiederò al premier Conte di modificare il dpcm nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva. Chiudere di nuovo le scuole è una ferita devastante, servono i tamponi rapidi a scuola, non i banchi a rotelle. Servono più posti in terapia intensiva, più personale sanitario e un sistema di tracciamento degno di questo nome, non generiche raccomandazioni ai cittadini. Serve far funzionare in modo efficiente e sicuro la macchina dei test, non chiudere i teatri e i ristoranti che rispettano le regole, perché questo crea un effetto a catena in tanti settori“.

Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images

Infine, Renzi ha lanciato una provocazione a Conte: “la chiusura dei ristoranti alle 18 è tecnicamente inspiegabile, sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica. A cena il Covid fa più male che a pranzo? E per chi si era attrezzato valgono le stesse regole? Ci rendiamo conto del danno economico devastante. Serve un piano, una visione, una strategia. Non rincorrere gli eventi, ma prevederli come stiamo dicendo – spesso inascoltati – da mesi“.

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