Morte George Floyd – Popovich con la voce rotta dal pianto: “quanti altri neri devono morire per dire basta al razzismo?!” [VIDEO]

L'appello di Gregg Popovich con la voce rotta dal pianto: l'allenatore dei San Antonio Spurs chiede più sensibilità nella lotta al razzismo

SportFair

Il mondo dello sport non è rimasto insensibile alla morte di George Floyd, afroamericano deceduto durante un arresto a causa della violenza di un poliziotto. Gregg Popovich, coach dei San Antonio Spurs, si è espresso duramente contro Donald Trump nei giorni scorsi, decidendo poi di lanciare un messaggio rivolto a tutta l’America.

Gregg Popovich
Foto Getty / Christian Petersen

L’allenatore della franchigia texana, con la voce rotta dall’emozione, ha chiesto maggior rispetto per i diritti degli afroamericani, chiedendo soprattutto il supporto dei bianchi, fin troppo spesso insenbili alla problematica: “nella maniera più strana e controintuitiva possibile, l’insegnamento più grande che la recente tragedia ci ha dato è lo sguardo sul volto di quel poliziotto. Le persone bianche hanno potuto vedere quanto fosse disinvolto, a suo agio, come se fosse una cosa che fa tutti i giorni, tanto da potersi mettere la mano in tasca mentre teneva il ginocchio sul collo di un’altra persona, come se dovesse dargli chissà quale lezione. Come se nella sua testa fosse il suo diritto e il suo dovere farlo. Non so… Penso di vergognarmi, da bianco, di sapere che una del genere possa succedere. Tutti noi abbiamo studiato nei libri di storia e visto le immagini delle persone di colore appese sugli alberi, sentendoci in imbarazzo. Ma lo abbiamo visto di nuovo, in diretta. E non avrei mai pensato di vederlo con i miei occhi in vita mia. È importante che noi bianchi facciamo qualcosa, perché ora è compito nostro. Le persone di colore hanno portato sulle spalle questo fardello per 400 anni, e l’unico motivo per cui questo paese ha fatto dei passi in avanti è grazie alla loro perseveranza e impegno. La storia della nostra nazione sin dal principio è una bugia. E ancora oggi ricade sulle spalle delle persone di colore fare in modo che quella bugia diventi una verità, facendo in modo che quei diritti e quei privilegi siano goduti da tutti. Deve essere compito nostro dire le cose come stanno indipendentemente dalle conseguenze, dobbiamo parlarne e non lasciar passare nulla. La situazione è del tutto simile a quella sulla legislazione delle armi: che cos’altro deve succedere per far cambiare le cose? Devono morire altre due persone con un ginocchio sul collo? Quante altre Sandy Hook ci devono essere prima di agire? È facile per le persone farsi scivolare addosso le cose quando non le coinvolgono, ma dobbiamo muoverci prima che sia troppo tardi. Il nostro Paese è nei guai e il motivo fondamentale è la discriminazione razziale”.

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