Negli ultimi giorni in America è scoppiata una furente polemica in merito alla morte di George Floyd, l’ennesimo afroamericano vittima di violenza da parte delle forze dell’ordine. L’uomo è infatti deceduto in seguito alla brutalità della polizia di Minneapolis durante l’arresto: dopo averlo ammanettato a terra, un agente gli ha infatti schiacciato il collo con un ginocchio, impedendogli di respirare adeguatamente. I danni provocati, uniti ad altre patologie, ne hanno provocato la morte in ospedale poco dopo. L’ex ufficiale di polizia Derek Chauvin, licenziato dopo l’accaduto, è stato accusato di omicidio di terzo grado e omicidio colposo di secondo grado per aver trattenuto il ginocchio sul collo di Floyd per 8 minuti e 46 secondi.
La notizia della morte di George Floyd ha scosso la comunità afromaericana. Il mondo NBA ha subito risposto con una roboante protesta. L’ex cestista Stephen Jackson ha tenuto un discorso molto duro presso la Minneapolis City Hall Rotunda parlando di ‘omicidio giustificato’ se si parla di un nero: “sono qui perché non permetterò loro di umiliare il carattere di George Floyd, mio gemello. Spesso la polizia quando commette errori, la prima cosa che fa è cercare di coprirle. E per farlo tira fuori il passato di una persona per farlo sembrare un criminale, per giustificare come necessario quello che hanno fatto. Eppure quando mai un omicidio è necessario? Ma se si tratta di un nero, è approvato.
Non potete dirmi che quell’uomo con il suo ginocchio sul collo di mio fratello, togliendogli la vita con una mano in tasca, e con quel ghigno sul suo volto non volesse dire: ‘io sono protetto’. Non potete dirmi che fosse suo dovere uccidere mio fratello e che non sapesse che se la sarebbe cavata. Non potete dirmi che non avesse quella espressione sul volto. Non possiamo amare per sempre: l’odio sta prendendo il sopravvento e sono spaventato. Sono onestamente spaventato perché so cosa deriva dall’odio e da noi, e so che anche voi siete impauriti. Perché sappiamo tutti che ci possono portare dentro in ogni momento.
È stato ucciso alla luce del giorno così che il mondo lo vedesse, perciò che cosa faremo adesso? Saremo in prima linea e quello che succederà, succederà. […] Come si può chiedere alle persone di smettere di fare quello che fanno quando tutto ciò che si ha è il buonsenso? Il buonsenso non è più buono. Se cammino per strada, colpisco un uomo e vengo ripreso da una telecamera, tutti diranno che l’ho colpito. Perciò perché tutti non vedono che quell’uomo ha ucciso mio fratello? Il buonsenso non è più buono. È un nuovo giorno“.