Doveva essere anche il suo Mondiale. Insieme ai compagni azzurrri, era già da giorni a Montreal per preparare l’ultimo prestigioso appuntamento della stagione di pattinaggio, e invece Matteo Rizzo a breve prenderà un aereo che lo riporterà in Italia. La rassegna iridata è stata annullata due giorni fa su decisione del governo canadese a causa del diffondersi del contagio del virus COVID 19. Ora si torna tutti a casa.
Matteo, è stata la scelta giusta?
La decisione è più che giusta. Lo stadio aveva una capienza di 25mila persone, immaginate l’assembramento… Certamente da atleta sono deluso per non poter gareggiare perché sono appuntamenti che si preparano per una intera stagione ma io, come gli altri, devo accettarlo. Non se ne può fare una colpa a nessuno”.
Voi atleti vi aspettavate questa decisione?
“Negli ultimi giorni sì, lo abbiamo intuito dal momento che in giro per il mondo si stava bloccando ogni tipo di evento. Diciamo che quando l’OMS ha dichiarato pandemia il Cornoavirus abbiamo perso le speranze“.
In quale clima avete vissuto l’ultima settimana tra allenamenti e notizie che rimbalzavano dall’Italia?
“Mantenere la concentrazione è stato davvero complicato perché ogni giorno ricevevamo aggiornamenti da casa tutt’altro che positivi. Però da atleti abbiamo dato il massimo fino all’ultimo e non ci siamo mai tirati indietro, e dimostrazione ne è anche il fatto che abbiamo spinto per partire prima per il Canada nella paura poi che non potessimo più entrare nel Paese“.
Una mossa previdente…
“Sì, per la quello voglio ringraziare sentitamente la Federghiaccio. Dal presidente Gios al segretario generale Sanfratello fino alla segreteria di settore abbiamo ricevuto un grande sostegno: tutti hanno provato ad aiutarci in ogni modo mettendoci nelle migliori condizioni per affrontare il Mondiale. Avremmo voluto gareggiare anche per ripagarli. Nel frattempo li ringraziamo di cuore“.
Da quando è stato ufficializzato l’annullamento della competizione come riempi le tue giornate?
“Mi alleno, l’ho fatto anche oggi. Ora non sappiamo per certo cosa ci aspetta, viviamo un po’ il momento, ma la mia priorità è tornare a casa e sarò il primo a ripartire”.
Tu vivi a Bergamo, uno dei focolai del virus. Hai paura della situazione?
“C’è un po’ di preoccupazione ma anche stare qui non è stato facile perché pensi continuamente a cosa succede a casa, dove tutto pare surreale. Chiami i genitori, la famiglia, ti informi: nessuno si aspettava una situazione del genere“.
Come si vive invece in Canada questa emergenza Coronavirus?
“C’è un’apprensione che cresce ma la vita è ancora, per così dire, normale“.
Quale è la prima cosa che farai non appena tornato?
“Mi blinderò in casa, da recluso, e giocherò con l’Xbox“.
Ti eri preparato anche all’eventualità di pattinare “a porte chiuse”?
“Sarebbe stato molto particolare, quasi più difficile. Non è una bella sensazione perché un pattinatore si esibisce soprattutto per la gente e questa lo sostiene, lo incoraggia, lo motiva. Non avere questo supporto sarebbe stato pesante“.
Come ti manterrai in forma non potendoti allenare?
“In casa si può fare molto. Dagli addominali ai dorsali, basta un tappetino. Io più che altro proverò a stare più attento all’alimentazione perché parte tutto dalla tavola. E poi giocherò con il mio simulatore di Formula 1: non aiuta moltissimo, ma almeno ci si diverte!“.
Che appello ti senti di mandare da sportivo a chi è ora in Italia e fatica a stare fermo e chiuso in casa?
“Serve rispettare le regole e le norme, ora più che mai. Dobbiamo superare al più presto questo momento difficile e per riuscirci ognuno deve fare la sua parte. Restare in casa pertanto è la cosa migliore, limitando le uscite alle occasioni in cui è davvero necessario e facendo sempre attenzione“.