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Sanremo, “Sinner va protetto”, Bagnaia no? Il talento non può restare chiuso in cameretta

Perchè Jannik Sinner ha sbagliato a non andare a Sanremo: un'occasione persa per un talento troppo grande per restare chiuso in cameretta

SportFair

A gennaio si parlava solo di Jannik Sinner. Le gesta del tennista azzurro, primo italiano a vincere gli Australian Open, sono state l’argomento principale per giorni. Il trend topic sulla bocca di tutti, quello che fa diventare tutti esperti di tennis, anche chi ha solo giocato una volta a padel e magari lo ha fatto solo perchè non ha trovato il decimo a calcetto.

Poi a febbraio niente più. Febbraio è il mese di Sanremo, evento totalizzante, inglobante, in grado di monopolizzare l’attenzione di tutti, appassionati e non, rendendo secondario ogni altro argomento per 5 serate. Sinner compreso. Eppure, vista l’importanza di quanto fatto dal tennista altoatesino, Amadeus in persona, cogliendo la pallina al balzo, è andato al TG1 a invitarlo ufficialmente al Festival. E Sinner ha detto: “no… faccio il tifo da casa“.

Le parole di Binaghi: pressioni, campane di vetro e genitori

Se Jannik andasse al Festival di Sanremo sarebbe una delusione. Tutti andrebbero, ma lui è diverso“. Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, ha commentato così la questione relativa alla possibile presenza di Sinner a Sanremo. “Delusione”. Per quale motivo Sinner sarebbe stato una delusione andando a Sanremo? E per chi? Per Binaghi?

Anche la Meloni gli ha detto che dovrebbe andare – continua Binaghi sottolineando come il Presidente del Consiglio abbia, a questo punto evidentemente, raccomandato a Jannik di essere una delusione – ma Sinner va protetto da tutti: da dirigenti perché non va strumentalizzato, dai giornalisti e anche da Sanremo. Mi ci metto io a petto nudo se serve. Se tutti insieme vogliamo scrivere una storia diversa dobbiamo proteggerlo”.

Sinner va protetto. Sinner è un animale in via di estinzione. Un’opera d’arte. Forse un bambino che va tenuto sotto una campana di vetro, per evitare che si faccia male, che il carrozzone sanremese lo porti verso il Paese dei Balocchi e lo allontani dalla carriera alla quale è destinato. Per Sinner sembra essere già stato scritto un percorso di vita, come da un genitore austero, di quelli che proiettano sul figlio successi e trionfi che avrebbero voluto avere.

Il piccolo Sinner dovrà pensare solo al tennis, vincere il più possibile e fare contento chi si potrà godere i suoi successi, conscio di averlo tenuto a riparo dal carrozzone sanremese e dalla perdizione.

Quando ha vinto gli Australian Open, Sinner ha dedicato un bel messaggio ai suoi genitori, ha detto che lo hanno sempre sostenuto nelle sue scelte, lo hanno lasciato libero di seguire le sue passioni, di sbagliare, di vivere. Sinner oggi ha scelto da solo (?) di non andare a Sanremo. E ha perso una grande occasione.

Sinner e la ‘paura’ di Sanremo

Se la paura è che Sinner venga strumentalizzato, che venga spettacolarizzato, che venga ‘compromesso’ in qualsiasi modo, forse c’è da chiedersi se Sinner sia solo realmente il campione che pensiamo che sia. Quella freddezza, quel carattere, quegli occhi della tigre che ha mostrato contro Djokovic o Medvedev svaniscono fuori dal campo. Lui che è abituato alle nevi alpine, sotto i riflettori dell’Ariston si scioglie?

Lo conosciamo Sinner. È praticamente un ‘nerd’ della racchetta, nel senso più buono del termine: gli piace il tennis, stare tranquillo, guardare le sue serie tv, giocare ai videogame. Un ragazzo comune con un talento (decisamente) non comune con la racchetta in mano. E quindi? Cosa sarebbe cambiato partecipando a Sanremo? Non sarebbe diventato Kyrgios stringendo la mano ad Amadeus che, per inciso, gli aveva anticipato che non avrebbe dovuto nè ballare nè cantare. Sinner avrebbe dovuto fare Sinner e sarebbe stato fantastico.

Foto Ansa

Sanremo, la vetrina che omaggia i grandi dello sport

Sanremo ha sempre avuto un grande legame con lo sport. In una vetrina internazionale di tale portata, sono tante le occasioni in cui gli sportivi hanno recitato un ruolo da protagonisti. Hanno accettato l’invito di Sanremo i colleghi Novak Djokovic e Matteo Berrettini, ma anche Cristiano Ronaldo, Zlatan Ibrahimovic, Paola Egonu, Valentino Rossi, Alberto Tomba (idolo di Sinner), Federica Pellegrini, Francesco Totti, Vincenzo Nibali e tantissimi altri campioni italiani e stranieri.

L’ultimo è stato Pecco Bagnaia, ospite d’onore nella serata delle cover, una delle più belle del Festival. Il 2 volte campione di MotoGP si è preso gli applausi dell’Ariston ha scambiato qualche battuta con Amadeus, ha presentato Ghali facendo un’ottima figura e si è congedato fra gli applausi dopo l’esibizione del cantante.

Bagnaia, non proprio il più rock ‘n roll fra gli sportivi italiani, era a Sepang fino a ieri, per i test pre-stagionali di MotoGP nei quali ha fatto il record della pista. Deve iniziare una stagione dura in cui chiunque, compreso il suo compagno di team, non vede l’ora di strappargli il titolo. Ed era fresco e sorridente a Sanremo. Sinner si è preso la settimana libera, cancellandosi da Marsiglia, per riposarsi in vista di Rotterdam, torneo 500 che lo vedrà in campo, la prossima settimana, contro l’irreprensibile Botic van de Zandschulp. Sinner va protetto e Bagnaia no?

Sinner e il no a Sanremo: un’occasione persa

Quello che più dispiace è che Jannik Sinner ha perso una grande occasione. Non per farsi vedere, per aumentare la propria popolarità, nemmeno per fare un’operazione simpatia e convincere chi lo vede troppo ‘freddo’ o peggio ‘non italiano’. Sinner ha perso una grande occasione per dimostrare di essere un campione anche fuori dal campo.

In un Festival ricco di messaggi di sensibilizzazione contro il suicidio, bodypositive, per il cessate il fuoco, sarebbe stato bello che anche Sinner potesse lanciare il suo messaggio. Parlare ai giovani, non per forza con un monologo o un discorso, non è il tipo. Ma come un ragazzo di 22 anni, con gli stessi interessi dei suoi coetanei, ma che da tanti ragazzi viene preso come esempio.

Un 2001 che rappresenta un movimento sportivo e una nazione intera in giro per il mondo e potrebbe fare da Portabandiera a Parigi 2024. Non si è campioni solo al momento di alzare un trofeo, ci sono anche delle responsabilità alle quali non ci si deve voler sottrarre solo per ‘carattere’.

Sinner doveva solo essere se stesso, essere il campione che è e che è destinato a diventare. Non un semplice ‘tennista di alto livello’, ma uno in grado di scrivere la storia. Di quella italiana ha già scritto una pagina importante che meritava una vetrina fra le più importanti al mondo. Oggi non è successo, in futuro ci auguriamo di sì. Un talento del genere va protetto solo da chi non vuole lasciarlo brillare. Un talento del genere non può restare chiuso in cameretta.

Foto di Mast Irham / Ansa

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