Le Iene, Eriksson commovente: “stesso tumore di Vialli, ma la partita non è finita”

"Le Iene" incontrano Sven-Goran Eriksson: l'ex allenatore della Lazio racconta la sua vita dopo aver scoperto un tumore terminale

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Sven-Goran Eriksson, il grande condottiero della Lazio che vinse lo scudetto nell’annata 1999-2000, ha il cancro. La malattia è incurabile, gli resta poco meno di un anno di vita. Ad annunciarlo è stato lo stesso Eriksson. Una notizia che ha colpito il mondo del pallone a freddo, un fulmine a ciel sereno che ha scosso le vite di ogni tifoso, anche di chi lo ha semplicemente apprezzato da avversario.

“Le Iene”: il servizio su Sven-Goran Eriksson

Nicolò De Devitiis, inviato de “Le Iene“, è andato a incontrare Eriksson direttamente in Svezia. L’ex allenatore è apparso un po’ provato, ma ha mostrato comunque grande forza d’animo.

Eriksson ha raccontato di avere la stessa malattia di Vialli: “adesso faccio poco. Ho ‘mollato’ quasi un anno fa, da quando ho scoperto il tumore. Se vuoi essere un direttore sportivo, comprare e vendere i giocatori, hai bisogno di stare lì sempre. Io non posso fare questo. Devo fare i controlli ogni due settimane, vedere se il tumore che ho peggiora. Fino adesso va bene. Ho un tumore al pancreas, lo stesso di Vialli. Gianluca… grande“.

Da Maradona a Mancini: Eriksson e la passione per il calcio

Eriksson ha raccontato il suo amore per il pallone declinandolo attraverso i ricordi di alcuni dei più grandi sportivi che ha avuto modo di conoscere. “Il calcio per me è stato tutto. È uno dei motivi per cui sono divorziato. È una droga. – racconta – Il calciatore più forte che ho visto giocare è stato Maradona. Abbiamo giocato mercoledì in Coppa Italia, Napoli-Fiorentina, abbiamo vinto. Quando lasciavamo il campo mi ha detto: ‘mister complimenti, però domenica la musica sarà differente’. Aveva ragione: abbiamo perso 5-1.

Il calciatore che ho amato di più è Beckham, quello con cui avuto un miglior rapporto è stato Mancini. Se ha fatto bene a lasciare la Nazionale? Non so. I soldi parlano… ma l’Italia perchè non ha una Nazionale più forte. Il calcio è migliore oggi rispetto a 20 anni fa: i difensori erano grossi e senza tecnica, i portieri senza piedi. I miei calciatori preferiti? Messi, Cristiano Ronaldo e Haaland. Guardiola? Indiscutibile, vince tutto“.

Eriksson racconta il tumore

Eriksson ha rivelato com’è venuto a conoscenza della malattia e come sia vivendo oggi le proprie giornate. “Sono svenuto in cucina. È venuto fuori che avevo un tumore. Dal pancreas è passato ad altri organi: fegato, polmoni… è un tumore che non si può curare e non si può operare. – racconta – Se tu pensi a questo tumore tutti i giorni, tutti i minuti, diventi pazzo. Io non ci penso spesso e funziona. Voglio continuare a vivere il più a lungo possibile, ma non voglio vivere in una miseria mentale. Fuori è bello, la vita è bella. Non mi aspettavo tutto il calore che ho ricevuto, ma è stato molto bello.

Io sono stato fortunato: ho avuto un lavoro che mi piaceva, mi sento felice. Guardo ancora il calcio in tv, 4-5 partite nel weekend. Se sono credente? Sì e no, spero ci sia qualcosa lassù. Cosa mi ha insegnato la malattia? Non dare per scontato che la vita sia sempre in crescendo. Si deve essere preparati alle sconfitte nel calcio come nella vita. Non siamo arrivati a 90 minuti ancora. Sono andato a vedere il Derby a Roma, tanta emozione. A Wembley ci sarà Inghilterra-Brasile, penso di andarci“.

A fine servizio, commovente il filmato con tutti i giocatori della Lazio dello scudetto, i tifosi fuori dall’Olimpico e il presidente Lotito uniti in una serie di in bocca al lupo, messaggi di forza e vicinanza all’allenatore biancoceleste.

Come vorrei essere ricordato? Come uno che ha tentato di educare giocatori, figli. Bravino come allenatore, un uomo per bene“, il messaggio finale.

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