Beckenbauer, l’immagine del secolo: il braccio fasciato e il mito dell’uomo di ferro

Franz Beckenbauer e la partita giocata con il braccio fasciato: il racconto dell'episodio che ha fatto la storia del calcio

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Messico 1970 per gli appassionati di calcio, in particolar modo a queste latitudini (ma non solo), fa rima con “Partita del Secolo“. Una gara passata alla storia del pallone, una battaglia durata 120 minuti fra due delle rivali più iconiche del calcio, Italia e Germania. E come spesso accade, quando c’è un pallone di mezzo, finisce che vinciamo noi. Eppure, l’istantanea rimasta nell’immaginario comune è quella di uno degli sconfitti: Franz Beckenbauer, l’uomo con il braccio fasciato al petto.

Italia-Germania: la partita del secolo

Italia e Germania si giocano l’accesso alla finale del Mondiale. Gli azzurri vengono da un 4-1 al Messico, ma nel girone hanno faticato parecchio contro contro le non irresistibili Svezia, Israele e Uruguay. I ragazzi di Valcareggi partono, neanche a dirlo, etichetta storica, da sfavoriti contro una Germania dal percorso netto.

Eppure, il DNA degli azzurri viene fuori proprio quando la situazione sembra sfavorevole. Passano 8 minuti e un duetto Riva-Boninsegna porta all’1-0 per l’Italia. Troppo facile: 82′ minuti di catenaccio ‘Made in Italy’ e la si porta a casa. La Germania attacca ma non sfonda: Muller è stranamente impreciso, Overath scheggia la traversa. Beckenbauer carica, nel senso bellico del termine, l’area azzurra con continue incursioni palla al piede: prima un contrasto con Facchetti, poi con Cera, entrambi pericolosamente in area di rigore. Nel primo caso l’arbitro Yamasaki lascia correre, nel secondo concede una punizione dal limite dell’area fra le proteste dei tedeschi.

Bekcenbauer e il mito dell’uomo di ferro: la partita con il braccio fasciato

Dopo il contrasto con Cera, Beckenbauer finisce a terra dolorante. La spalla è lussata, il ‘Kaiser’ deve abdicare, nessuno può continuare in quelle condizioni. Per la Germania rischia di essere finita lì: perderà prima il suo leader e poi la partita. Fra lo stupore generale, Beckenbauer si fa medicare e poi torna in campo con una vistosa fasciatura che gli lega il braccio al petto. Restano tutti increduli. Gioca sopra il dolore, senza paura di contrasti e cadute, lo fa per non lasciare la sua squadra, la sua nazione, in inferiorità numerica.

Quando rientrò con la spalla fasciata dopo un fallaccio, ci guardammo tutti con stupore: sembrava fatto di ferro, per un attimo ci siamo sentiti persi. Era strepitoso pure con un braccio solo“, ha raccontato De Sisti in una recente intervista a “Il Corriere dello Sport”. E la Germania trova la forza per pareggiare i conti: Schnellinger segna (il primo e unico gol in nazionale) a tempo scaduto.

Si va ai supplementari. Sfida di nervi e ultime energie rimaste. Muller si sveglia dal suo torpore e sfrutta un errore di Poletti e firma il vantaggio tedesco. Burgnich rimette le cose a posto firmando il 2-2 su errore di Held. L’Italia passa anche in vantaggio con una rete di Riva, ma il solito Muller riporta la gara sul 3-3. È una partita infinita. Neanche il tempo di ripartire da centrocampo che l’Italia si lancia all’attacco: Facchetti per Boninsegna, palla dentro l’area a Rivera che ha troppa, troppa, qualità per sbagliare quello che è un rigore in movimento.

L’Italia vince 4-3 una delle partite più iconiche del calcio, resa tale anche dal sacrificio di quel giocatore con la maglia numero 4, fermo al centro del campo, sfinito e dolorante, trovatosi dalla parte sbagliata della storia che lo vedrà salire sul tetto del mondo nel 1974 e nel 1990. Franz Beckenbauer è morto nelle scorse ore: il capitolo finale che consegna alla storia il mito dell’uomo di ferro.

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