Basket, Business, Slums Dunk. A tutto Cerella: “Banchero, NBA, Scudetto: vi dico la mia”

Bruno Cerella si racconta ai microfoni di SportFair fra Vivir DC, Slums Dunk e i temi caldi del basket italiano e di quello NBA

SportFair

Giocatore di basket con una straordinaria carriera alle spalle in cui ha vestito le maglie di Olimpia Milano e Reyer Venezia (fra le tante), ma anche CEO di un’azienda giovane e interessante, nonché filantropo impegnato nel sociale. Bruno Cerella è tutto questo e tanto altro.

Oggi SportFair ha avuto il piacere di poter fare una chiacchierata con il cestista italo-argentino spaziando a 360° gradi dal basket italiano a quello americano, dall’imprenditoria alla solidarietà, soffermandoci, come ci piace sempre fare, sull’uomo che c’è dietro l’atleta.

Vivir DC

La storia di Bruno Cerella sul parquet la conosciamo tutti: 3 Scudetti, 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana e 1 Fiba Europe Cup tra Milano e Venezia. Ma anche esperienze a Potenza, Teramo, Casalpusterlengo, Varese e oggi a Treviglio.

Oggi lo ritroviamo impegnato anche in un altro ambito, quello aziendale, come CEO di Vivir DC, una giovane società di Real Estate nata nel 2021 che gestisce un pacchetto di 3 costruzioni completate e 4 in progettazione (tra cui una con il Politecnico di Milano) ed è in continua crescita.

Il progetto Vivir DC nasce dalla volontà di creare la mia vita in Italia, il Paese che ho scelto per vivere, da straniero, da atleta che ha anticipato la ‘seconda parte’ della sua vita. – spiega Cerella – La mia visione era quella di non rimanere nel basket da dirigente o da allenatore, volevo essere padrone del mio tempo. Con l’aiuto della mia famiglia (terza generazione di costruttori, ndr) ho deciso di iniziare a fare piccole operazioni a Milano e dopo diversi anni, con il mio socio Giancarlo Di Giuseppe, abbiamo iniziato a riqualificare le aree di Milano in via di sviluppo“.

Siamo curiosi: com’è Bruno Cerella businessman? “Mi sono specializzato nel tempo nella parte amministrativa, finanziaria, legale, nel marketing. Mi piace, mi diverte, mi ha dato la possibilità di aver un post carriera luminoso per poter vivere in un Paese magnifico come l’Italia e in una città come Milano che offre grandi potenzialità“.

C’è una vita oltre la carriera

Bruno insiste molto sul concetto di “post carriera“, un discorso che spesso mette gli incubi agli atleti: dopo una vita passata tra allenamenti, partite, emozioni ecc. c’è il rischio di provare un senso di vuoto una volta chiusa la parentesi sportiva. E le conseguenze posso essere anche molto gravi.

Vivere di sport è la cosa più bella del mondo, ma questo fa sì che spesso gli atleti non pensano a sviluppare dei business, formarsi, creare qualcosa di sostenibile per il ‘dopo’. – afferma – Quanti atleti che hanno guadagnato tantissimi soldi, poco dopo la fine della loro carriera finiscono in bancarotta per non aver saputo gestire il post carriera?“.

Come dargli torto, di esempi ce ne sono una marea. Ma, tutto questo parlare di post carriera: “Bruno, non è che ti ritiri?“. “No, ho deciso che farò ancora un anno – chiarisce il cestista visto con la maglia di Treviglio nell’ultima stagione – Negli ultimi anni il doppio lavoro mi ha lasciato poco tempo libero, fortunatamente la tecnologia aiuta e il mio socio si occupa della parte cantieristica“.

E poi basket e imprenditoria non sono poi così diversi. “Mi piace portare i valori dello sport nel mondo imprenditoriale. – afferma Bruno – Dovremmo valorizzare di più i giovani, tanto nello sport quanto nelle aziende. Io nel quotidiano provo a portare ciò che il basket mi ha insegnato come lealtà, trasparenza, valori che ho sempre mostrato in campo“.

Bruno Cerella

Olimpia Milano-Virtus Bologna: servirà Gara-7

Spostandoci sul basket giocato, abbiamo chiesto a Bruno un parere sull’avvincente Finale Scudetto fra Olimpia Milano e Virtus Bologna che si deciderà in una Gara-7 che si prospetta elettrizzante.

Gara-7 sarà una partita che si giocherà molto sul piano delle emozioni. – spiega Bruno – Chi avrà un buon impatto difensivo e limiterà l’altra squadra riuscirà a portare la partita a casa. La sconfitta di ieri non conta niente: vincere di 1 o perdere di 20 in una serie Playoff non conta.

Da ex mi auguro che vinca Milano, ma devo dire che è stata una serie emozionante, erano anni che non ne vedevo una così bella, intensa, tattica. Fattore campo decisivo? Potrebbe, ma Gara-7 è fatta da tanti piccoli particolari, penso che il fattore mentale farà la differenza“.

Bruno Cerella
Foto di Stefano Porta / Ansa

Mondiali Basket 2023, quali ambizioni per l’Italia?

Dalla Serie A alla Nazionale Italiana. Imminenti i Mondiali di Basket 2023, l’Italia giocherà in un girone abbordabile con Angola, Filippine e Repubblica Dominicana. Sognare è lecito? Quali sono le prospettive degli azzurri?

L’Italia ha dimostrato di essere a livello delle più grandi potenze europee come Francia o Serbia. – afferma Cerella – Abbiamo un gruppo bellissimo, si divertono, si vede nei giocatori. Hanno grandi chance di fare bene. Sono giovani, non hanno la pressione della generazione precedente che ha raccolto poco nonostante i grandi nomi. Hanno una mentalità operaia, sono affamati“.

Foto di Tom Kalnins / EPA / Ansa

Paolo Banchero sì / Paolo Banchero no

Seppur nativo di Bahia Blanca (Argentina), Bruno Cerella ha scelto di vestire la maglia della Nazionale Italiana per un motivo commovente: “io ho scelto di accettare la convocazione dell’Italia perchè poco prima era venuto a mancare mio nonno: quando avevo 13 anni, per il mio compleanno, fu lui a regalarmi la cittadinanza italiana. L’ho fatto per lui, per ringraziarlo“.

Una scelta che prima o poi dovrà fare anche Paolo Banchero, ROY NBA, americano con passaporto italiano. Abbiamo chiesto a Cerella un suo parere sulla possibile scelta di Banchero. “Questa telenovela mi ha un po’ annoiato. – ammette senza peli sulla lingua – Mi concentrerei più sul valorizzare sui ragazzi che hanno costruito questo percorso, poi se arriverà Banchero ben venga. Ma la vedo difficile: sappiamo cosa vuol dire giocare nel ‘Dream Team’ USA. È un ragazzo molto giovane, avrà tante pressioni mediatiche e politiche“.

paolo banchero

NBA

Da Banchero all’NBA il passo è breve. La stagione appena conclusa ha visto il trionfo dei Denver Nuggets (primo titolo della storia) con la consacrazione definitiva di Nikola Jokic premiato come MVP delle Finals.

Momento bellissimo. Adoro Jokic! – svela Cerella – La sua è una pallacanestro che a volte gli americani non apprezzano molto, poco atletica, ma che ha fatto vedere al mondo che non devi solo saper saltare, stoppare e schiacciare, ma devi comprendere il gioco. Lui è un secondo e mezzo avanti con la testa rispetto agli altri giocatori nonostante il suo corpo gigantesco. Questo fa la differenza. Ha elevato il livello di tutti i suoi compagni“.

Denver Nuggets Campioni NBA Nikola Jokic
Foto di John G. Mabanglo / Ansa

LeBron, last ring o last dance?

Se Jokic ha realizzato il sogno di vincere il primo anello, c’è chi sogna di vincere l’ultimo, il 5° di una carriera stellare. Stiamo parlando di LeBron James che dopo l’eliminazione ai Playoff di quest’anno ha messo in dubbio il suo futuro cestistico sospeso, alla soglia dei 39 anni, fra la ‘condanna’ a giocare per vincere e la volontà di aspettare il figlio Bronny per un’ultima stagione insieme (2024-2025).

È impressionante quello che LeBron riesce a fare in campo alla sua età. Io penso alle mie prestazioni a 37 anni, quando mi alzo il giorno dopo… non so come faccia lui – ammette Cerella con il sorriso – È una macchina da guerra, è un esempio per tanti giovani.

Non so se avrà spazio per un altro anello in carriera, ma penso che oggi sia più importante godersi tutto quello che arriva, come giocare con il figlio. Inoltre per costruire una squadra che punti all’anello oggi è difficile partire da LeBron, per la sua età, per il suo ingaggio ecc.“.

lebron james
Foto di Etienne Laurent/ Ansa

Il progetto Slums Dunk

In conclusione di questa nostra chiacchierata con Bruno, nella quale siamo partiti da Milano per arrivare fino all’Olimpo del basket NBA, non potevamo non dedicare un passaggio all’altra faccia della pallacanestro, quella lontana dallo scintillante mondo americano e dai palazzetti più belli d’Europa.

Il basket è lo sport più ‘street’ per eccellenza, parola che spesso coincide con periferie, degrado e condizioni di povertà. Quanti campioni sono nati in contesti del genere e proprio grazie al basket hanno avuto una chance per sfuggire dalla povertà e dalla criminalità, per dare un futuro migliore a se stessi e alle loro famiglie?

Bruno Cerella è impegnato nel sociale con il progetto “Slums Dunk” proprio per regalare, attraverso il basket, una prospettiva migliore di vita a chi vive in contesti economicamente e socialmente difficili.

Questo progetto nasce con la volontà di ridare indietro allo sport qualcosa per tutte le opportunità che ha dato alla mia vita – racconta – Abbiamo iniziato dal Kenya, abbiamo compreso come poter avere un impatto dal punto di vista sociale attraverso lo sport.

Abbiamo creato delle Basketball Academy formando allenatori locali, creando dei campetti, realizzando progetti a 360° che coinvolgessero i giovani delle zone più disagiate. In questo modo allontaniamo i ragazzi dalla criminalità, dalla prostituzione, dalle droghe. Il tutto affiancando sport ed educazione scolastica.

Siamo stati anche in Zambia, Cambogia, in Argentina con un progetto femminile e per ragazzi e anche in Italia. A Milano per esempio, città considerata ‘fashion’, ci sono tanti bisogni in diversi contesti sociali nei quali possiamo portare il nostro contributo. Il 29 giugno faremo una festa al playground di Viale Stelvio alla quale sono tutti invitati“.

Playground Stelvio Slums Dunk

Condividi