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Toto Wolff e la difficile infanzia: “mio padre era malato, mia madre era bravissima in molte cose, ma non a fare la madre”

Toto Wolff, un passato in povertà tra la malattia del padre e le difficoltà della madre: il team principal Mercedes si racconta a cuore aperto

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La stagione 2022 di Formula 1 sta per iniziare: domenica i piloti si sfideranno in Bahrain per il primo Gp dell’anno. A rendersi protagonisti durante la stagione non sono solo i piloti, ma anche gli uomini che lavorano nel team, come i team principal, fondamentali per un buon lavoro in squadra.

A fine stagione 2021 due di loro si sono resi protagonisti, stiamo parlando di Horner e Wolff e proprio quest’ultimo si è recentemente lasciato andare a delle intime confessioni, dimostrando che così come tantissimi atleti, anche chi lavora un po’ ‘dietro le quinte’ ha una storia di successo da brividi, un trascorso difficile e un’infanzia complicata.

Il manager austriaco della Mercedes, adesso uomo di successo, ha raccontato la sua infanzia e cosa lo ha spinto a lavorare duramente per arrivare in alto. “Ero al Lycée Francais di Vienna, avevo 12 anni. Un uomo entrò in classe e disse ‘Wolff, vieni con me’. Nonostante i solleciti della scuola, i miei genitori non avevano pagato le tasse mie e quelle di mia sorella. La parte più umiliante è stata tornare in classe a prendere i miei libri. Mio padre era molto malato, mia madre doveva occuparsi della famiglia ed era un’anestesista. Non parlava francese e tutti i richiami della scuola non venivano nemmeno riconosciuti. Era bravissima in molte cose, ma non a fare la madre. E la scuola era molto francese, autoritaria nel suo approccio. Circa 15 anni fa, io e mio zio Ivar abbiamo parlato con la scuola e abbiamo creato un fondo affinché nessun bambino finisse nella situazione che abbiamo avuto io e mia sorella. Nei casi più difficili la scuola veniva da me e mio zio, e dove le tasse non erano state pagate, attingevamo dal fondo per aiutare quei bambini“, ha raccontato al Times.

Wolff, poi, la scuola la terminò, grazie all’intervento dei nonni che hanno pagato le rette. Successivamente, una volta entrato nel mondo del lavoro, il manager austriaco fondò una società di venture capital con un amico: “eravamo una squadra di 27 persone. Avevamo uffici a Vienna, Berlino, Zurigo, Tel Aviv e Varsavia. Non abbiamo mai avuto un solo fallimento. La ragione era che non abbiamo mai pagato nessuno degli investimenti. Io arrivavo senza soldi e dicevo: ‘Raccoglierò denaro per voi, vi farò un business plan e se avremo successo, diventerò un azionista‘. Se l’azienda andava bene, noi andavamo bene”.

Wolff è poi entrato nel mondo dei motori, arrivando in F1 dove adesso è team principal e co-proprietario della squadra.

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