MotoGp, Stoner sulla malattia: “più forte andavo in pista, più desideravo morire”

Casey Stoner è stato uno dei piloti più importanti, adesso si racconta soprattutto sulla sua malattia

SportFair

Casey Stoner è stato uno dei piloti di MotoGp più bravi in circolazione, in particolar modo è stata entusiasmante l’avventura con la Ducati. Nel corso della sua carriera ha affrontato rivali bravissimi, da Valentino Rossi a Jorge Lorenzo. Poi ha affrontato una battaglia personale: prima l’affaticamento cronico, poi l’ansia, diagnosticata un po’ troppo tardi.

L’ex pilota si è raccontato al podcast Gypsy Tales: “c’erano dei giorni che ero ‘malato come un cane’. Poi c’erano quei weekend dove più forte andavo in pista, più volevo morire”. Sull’ansia: “onestamente pensavo fosse solo qualcosa che la gente dicesse per dire, un altro modo per essere stressati. Tutti si stressano. Quando arriva anche la mia schiena si blocca, tra le scapole. La percepisco quando non mi sento tranquillo. Sarebbe stato più facile nella mia carriera se l’avessi saputo e avessi potuto gestire meglio la situazione. È stato un brutto colpo essere chiuso con le persone e i media, perché non sono mai stato tranquillo di fronte a loro. Le folle non mi hanno mai messo a mio agio”. 

Sugli ultimi due mondiali: “più il weekend era migliore e andavo forte, più volevo morire. Mi sdraiavo sul pavimento del mio motorhome, raggomitolato, con i nodi allo stomaco. Non volevo correre. Non potevo sentirmi peggio. Avevo una grande apprensione. Avvertivo la pressione della squadra, di tutti quelli che mi avevano aiutato. Avevo un team di 70 persone lì, e soprattutto quando sei il pilota numero uno e tutti si aspettano che tu vinca ogni fine settimana, questo ha influito tantissimo su di me”. 

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