Si sono inginocchiati tutti, i calciatori di Milan e Liverpool stasera a San Siro prima del fischio d’inizio della partita di Champions League. La moda del politicamente corretto diventa “contagiosa” quando le squadre inglesi che aderiscono al movimento Black Lives Matter incontrano le italiane che decidono di scimmiottarle. “Contro ogni discriminazione” è lo slogan che accompagna questo patetico teatrino che rappresenta l’emblema del formalismo perbenista fatto di slogan ed etichette ma vuoto di contenuti. Adesso, però, degenera nell’ipocrisia più clamorosa perchè se davvero fossero “contro ogni discriminazione”, i calciatori di Milan e Liverpool non sarebbero dovuti scendere in campo per protesta in uno stadio in cui tanti tifosi sono discriminati al punto che non possono accedere sulle tribune per emarginazione di Stato.
In base alle nuove regole stabilite dal governo italiano, infatti, l’accesso agli stadi – seppur all’aperto e seppur distanziati e con mascherine – è proibito a chi non è vaccinato, a chi è vaccinato da più di 9 mesi e persino a chi è guarito da più di sei mesi, anche se si presentassero con un tampone molecolare negativo e quindi con l’assoluta certezza di non avere il virus. Al contrario, i vaccinati da meno di 9 mesi possono entrare anche se positivi, perchè non sono sottoposti ad alcun test nè tampone. Non è forse un’enorme forma di discriminazione, oltre che una follia anti scientifica che fa il gioco del virus? Perchè certamente su quelle tribune di positivi ce ne sono tanti stasera, così come a casa ci sono tanti sani che hanno dovuto rinunciare perchè discriminati. E se davvero l’avessero voluta combattere questa discriminazione, i calciatori avrebbero semplicemente dovuto rifiutarsi di giocare finché non sarebbe stato consentito l’accesso a qualsiasi essere umano, sia bianco o nero, etero o gay, vaccinato o non vaccinato.
Intanto il gol del momentaneo vantaggio rossonero l’ha siglato Tomori, che non ha mai voluto rivelare se è vaccinato o meno. Opponendosi al pensiero unico ultra-vax, ha rifiutato la propaganda e predicato la libertà: “credo che su queste cose ognuno debba essere libero di fare ciò che crede per se stesso e non sarò certo io a dover dire qualcosa per condizionare gli altri”. E infatti i calciatori possono entrare allo stadio, giocare e persino fare gol anche se non sono vaccinati. L’importante, in fin dei conti, è che la discriminazione riguardi qualcun altro. Inginocchiarsi e chiudere gli occhi si può.