Una domenica magica, quella di ieri, con gli italiani dello sport. In particolar modo, ad entusiasmare è stata la vittoria di Sonny Colbrelli alla Parigi-Roubaix, 22 anni dopo l’ultimo successo italiano.
Il corridore, campione italiano ed europeo in carica, ha tagliato per primo il traguardo del velodromo di Roubaix, conquistando una vittoria storica, che mai avrebbe pensato di poter raggiungere.
Colbrelli, intervistato dalla ‘rosea’ post vittoria, ha infatti ammesso che ieri mattina, osservando le condizioni meteo davvero complicate, era già certo che non ce l’avrebbe fatta: “davvero incredibile. Tanto per capirci, stamani (ieri, ndr) mi sveglio, guardo fuori dalla finestra: il diluvio… A colazione ho detto ai compagni: “Ragazzi, ci vediamo sul bus, perché tanto io duro poco…”. Adesso sono loro che mi stanno aspettando… E faremo una grande festa“.
“Il dolore nelle ossa sta iniziando a salire. La Roubaix è sempre stata la gara che guardavo da bambino, pensavo quanto sarebbe stato bello essere protagonista. Ma non credevo di poterla fare mia, al contrario dell’Amstel. E siccome di solito si disputa pochi giorni prima, allora lasciavo stare. Mi sa che non ci avevo capito nulla…“, ha aggiunto prima di ammettere di aver vissuto qualche momenti di paura durante la corsa: “ho avuto molto paura nella foresta di Arenberg. Già entrarci incute timore, poi lì i sassi erano scivolosissimi. Davanti a me qualcuno è caduto, sono riuscito ad evitarlo per un pelo. Non so come ho fatto, dietro gli sono invece andati addosso. Ecco, lì ho avuto paura, ma nello stesso tempo ho preso fiducia“.
“Stagione super. Ognuno trova la maturità attraverso un percorso, penso di avere ancora margini di miglioramento. Da un po’ lavoro con una mental coach. Altri campioni, tipo Van Avermaet, hanno vinto tardi“, ha continuato ancora.
“A livello sportivo vincere qui è qualcosa d’immenso. Pure per l’Italia, quanti anni erano? Ah, da Tafi 1999… Bello, io qualche giorno fa avevo visto il successo di Ballerini, quello dove si apre la maglietta. Da pelle d’oca. Ecco, spesso si danno giudizi troppo affrettati, tipo l’Italia non ha più uomini da classiche, dimenticando Bettiol al Fiandre e Nibali alla Sanremo. Ora mi godo questo trionfo, lo dedico alla mia famiglia. Ci voleva, dopo la delusione del Mondiale. La vita è bella, sa perché? Vincendo la Roubaix mi sono tolto un sassolino e mi porto a casa un sassolone (il trofeo in pietra, ndr)… Ci ho guadagnato, eccome se ci ho guadagnato…“, ha concluso.