I minuti di silenzio non riporteranno indietro Dean Berta Vinales, serve una svolta! Il parere di Rossi, Dovizioso e Miller

I vertici del mondo a due ruote devono intervenire seriamente per evitare nuove tragedie: a fatti accaduti i minuti di silenzio non riportano indietro i giovani morti. Il commento di Valentino Rossi, Dovizioso e Miller dopo la morte di Dean Berta Vinales

SportFair

Lo scorso weekend il mondo dei motori si è ritrovato a piangere l’ennesima scomparsa di un giovanissimo pilota. A Jerez si è consumata una nuova tragedia: durante la gara Supersport 300, a seguito di un brutto incidente, è morto Dean Berta Vinales, cugino di Maverick. L’episodio ha sconvolto molti protagonisti del mondo a due ruote: Maverick, per il quale Berta era come un fratello minore, dopo essere arrivato negli States ha maturato la decisione di non correre ad Austin con l’Aprilia, troppo provato da quanto accaduto al cugino e c’è anche chi ha deciso di ritirarsi, come Michel Fabrizio, creando un po’ di polemica nel mondo a due ruote. Il 37enne italiano ha infatti lanciato un appello ai vertici per intervenire ed evitare altre tragedie di questo genere, soffermandosi soprattutto sul fatto che questi giovani prendono esempio da alcuni campioni un po’ troppo al limite. Ai vertici bisogna lavorare sodo, perchè serve una svolta in termni di sicurezza, ma ancora non si ha un piano ben preciso e delineato ed è quanto si evince anche dalle parole dei piloti della MotoGP che ieri ad Austin hanno parlato anche di questo tema delicato.

dean berta vinales
Foto di Erik S. Lesser / EPA / Ansa

Il parere di Valentino Rossi

“Quella è una classe ancora più estrema rispeto alla Moto3. Prima di tutto, ci sono 42 moto in pista, o almeno erano così tante domenica. In Moto3 sono 30, ma secondo me 42 sono davvero troppe. Questo aumenta di molto il rischio che succedano degli incidenti di questo tipo. Poi le moto sono pesanti, perché sono 150 kg, ma allo stesso tempo non sono molto veloci, perché hanno pochi cavalli. Diciamo che quindi sono 42 moto e spesso rimangono tutte attaccate e c’è un grandissimo rischio in caso di caduta. Sicuramente, se ci fossero un po’ meno moto, sarebbe meno pericoloso. Se tu aumenti l’età minima di un anno o due, la situazione può migliorare, ma non credo che farebbe una gran differenza. Negli ultimi anni l’aggressività dei piloti è salita molto. E’ questo il più grande problema, più che l’età”.

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Foto di Claudio Giovannini/ Ansa

“Quelli che seguono le gare dei ragazzi più giovani dovrebbero insegnargli di cercare di non fare delle cose troppo pericolose, dandogli delle regole più strette, ma anche penalità più severe. Ma anche di avere sempre il rispetto per gli avversari, che è più importante di una posizione guadagnata o di un buon risultato. Secondo me dovrebbe passare questo messaggio, perché quando vedo queste gare ho paura e mi sembra che veramente tutti rischino moltissimo e non si preoccupi nessuno della propria sicurezza e di quella degli avversari. Le corse in moto sono una cosa pericolosa, ma la cosa peggiore che può succedere è quando un pilota cade e viene travolto da quelli dietro. Per esempio, avere delle regole più feree sulle bandiere gialle, potrebbe essere un modo per diminuire il rischio, perché adesso tutti per prima cosa cercano di perdere meno tempo possibile. Bisognerebbe fare in modo che tutti stiano più attenti se un pilota davanti cade, ma non saprei in che modo. Questa potrebbe essere un’idea”, ha affermato il Dottore.

Le parole di Dovizioso

E’ un po’ complicato, bisognerebbe fare dei ragionamenti con calma e anche con altre persone. L’opinione di una sola persona non serve a niente. Bisogna riunire chi corre in moto, chi fa i regolamenti, chi costruisce i circuiti e ci sono tanti discorsi da fare. L’unica cosa che mi viene da dire, perché è palese è che nonostante siano stati fatti dei salti in avanti enormi a livello di sicurezza, perché le piste sono molto più sicure, per le cadute in cui tu rimani in pista non c’è alcuna soluzione al momento. Essendo migliorata tanto la sicurezza, a volte ci si dimentica quanto sia facile che accada quello che è successo lo scorso weekend”.

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Foto di Danilo Di Giovanni / Ansa

“Le gare di moto sono pericolose e, per quanto ci si spinge al limite, forse ne succedono anche poche di queste cose. A livello di età e di come vengono fatte certe cose, si potrebbe parlare, ma non voglio entrare troppo in questi aspetti. E’ vero che oggi si anticipa tanto e ci sono sempre più giovani che corrono. Magari c’è meno esperienza e c’è troppa voglia di arrivare, però poi non è che vedi atteggiamenti tanto maturi da parte dei piloti più grandi. E’ per quello che non voglio sentenziare troppo, ma sparare senza essere obiettivi o costruttivi non serve, quindi dico solo che mi dispiace per quello che è successo. Se si vuole cambiare qualcosa a livello di età, va fatto un lavoro importante, grosso ed anche a lungo termine. Quando ci sono degli investimenti dietro, non puoi cambiare delle cose da un giorno all’altro. Va bene parlare se uno ha delle idee costruttive, ma poi bisogna vedere quanta apertura c’è per trovare una soluzione“, ha detto Dovizioso.

Il commento di Jack Miller

Abbiamo avuto questa discussione in Moto3, ma anche in Supersport 300. Quelle moto non sono veloci e sono davvero tante, inoltre non sono per niente leggere. Di sicuro con così tante moto e così pesanti, purtroppo quando qualcosa va storto le possibilità che succeda qualcosa di brutto sono sicuramente raddoppiate o triplicate”.Ma ci deve essere un grande passo avanti per quanto riguarda la sicurezza, a come vanno queste gare, perché non si può continuare così. Quest’anno è stato particolarmente brutto, ma non si può continuare così. Non possiamo avere tre giovani ragazzi che perdono la vita nello spazio di nemmeno nove mesi. E’ atroce e penso di poter dire a nome di tutti che ci stiamo stancando di andare a questi minuti di silenzio per ragazzi che erano davvero molto giovani. E’ davvero brutto, e di sicuro questo non può continuare. Non deve, in nessun modo“, ha affermato Jack Miller.

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