Il motociclismo è troppo pericoloso, Aleix Espargaro tiene i figli lontani dalla MotoGP: “non darò loro gli strumenti per diventare piloti”

Aleix Espargaro ed i pericoli della MotoGP: lo spagnolo tiene lontani i figli dal mondo a due ruote

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La morte di Dean Berta Vinales ha sconvolto tutto il mondo del motociclismo e non solo. I piloti, in primis, sono distrutti dall’ennesima tragedia che ha visto coinvolto un ragazzino di soli 15 anni. Maverick Vinales, cugino di Dean Berta, ha deciso di non correre questo weekend ad Austin per la troppa sofferenza e intanto, tutti i suoi colleghi si sono uniti al suo dolore, esprimendo pareri sulla sicurezza nei circuiti.

A colpire in particolar modo sono le parole di Aleix Espargaro che dopo aver raccontato dello stato d’animo di Vinales, ha affermato che non ha intenzione di tramandare la sua passione per le moto ai figli, i gemellini Mia e Max, proprio perchè si tratta di uno sport pericoloso e per nulla sicuro: “non darò loro gli strumenti per diventare piloti, anche se ovviamente saranno liberi di fare ciò che vogliono. Da quando sono nati gli ho inculcato in testa il fatto che si soffre veramente tanto in questo mondo. Attualmente non amano granché il motociclismo“, ha raccontato ad AS.

“Ho detto a Maverick che sarei andato a prenderlo all’aeroporto di Houston e che sarebbe stato in camera con me, ma mi ha risposto che si sarebbe sentito troppo solo e che preferiva andarsene. È freddo, ma sapevo che questa tragedia lo avrebbe scosso. Non riusciva a togliersi dalla testa la sua famiglia. Avrebbe potuto benissimo correre mi ha detto, ma in questo momento la posta in gioco gli sembra troppo alta”, ha aggiunto Aleix, compagno di squadra di Vinales.

“Nemmeno un talento cristallino come Pedro Acosta riesce a fare la differenza. Questo è il problema. Ovviamente registrare tre incidenti mortali in quattro mesi è preoccupante, ma quello che mi spaventa di più è la dinamica, che sostanzialmente è la stessa. Le moto in Moto3, nelle Talent Cup o nella Supersport 300 sono poco potenti e facili da guidare. Praticamente tutti riescono a portarle al limite e così i piloti sono tutti troppo ravvicinati. Nemmeno quelli nettamente più bravi degli altri come ad esempio Acosta riescono ad essere più veloci”, ha concluso.

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