La sua decisione aveva creato molto scalpore, facendo scoppiare addirittura un caso politico a poche ore dall’inizio delle Olimpiadi di Tokyo. Fethi Nourine era finito sotto i riflettori per essersi ritirato lo scorso 23 luglio dal torneo olimpico di judo (categoria -73 kg), sostenendo di non essere disposto a combattere contro un atleta israeliano. L’algerino, fervente sostenitore della causa palestinese, è stato dunque sospeso per dieci anni insieme al suo allenatore Amar Benikhlef, entrambi fermati fino al 23 luglio 2031. Nourine avrebbe dovuto sfidare l’israeliano Tohar Butbul il 26 luglio, dopo l’eventuale vittoria contro il sudanese Mohamed Abdalrasool, match mai andato in scena per via del ritiro dell’algerino alla vigilia dell’inizio del torneo olimpico.
Il provvedimento dell’Ijf
Immediatamente la Federazione internazionale del Judo (Ijf) aveva sospeso Nourine e formato una commissione d’inchiesta che, a distanza di quasi due mesi, ha emesso un comunicato con la propria decisione. “E’ evidente come Fethi Nourine e il suo allenatore Amar Benikhlef abbiano utilizzato i Giochi Olimpici come piattaforma di protesta e promozione della propaganda politica e religiosa, che è una chiara e grave violazione degli statuti Ijf, del Codice etico Ijf e della Carta Olimpica. Pertanto, in questo caso non può essere imposta altra sanzione se non una sospensione severa“. Nourine e il suo coach hanno adesso la possibilità di ricorrere al TAS di Losanna contro il provvedimento di squalifica, ma difficilmente il Tribunale elvetico ridurrà una sanzione che metterà senza dubbio fine alla carriera dell’atleta algerino.