Sono poche le persone che Valentino Rossi considera amici, tra questi c’è senza dubbio Aldo Drudi: l’artefice di tutti i caschi indossati dal Dottore nei suoi anni trascorsi nel Motomondiale. Una carriera trascorsa uno di fianco all’altro, studiando e poi realizzando l’elemento più iconico che rappresenta ogni pilota. Nel corso degli anni, sono tanti gli aneddoti avvenuti e rimasti nella mente del designer italiano, che li ha raccontati alla Gazzetta dello Sport: “uno ricordo che mi è stato bocciato: riguardava il tema del quarto posto e della medaglia di legno, ma quando lui lo vide disse subito ‘non mi piace’. Fu uno shock, ma la regola è che devi mettere in atto l’idea del pilota perché per i 40 minuti di gara e anche oltre è quella la sua faccia ed è a lui che deve piacere. In quel caso l’ho dovuto rifare in modo più sfumato. Il più pregiato? Sono legatissimo al Wish you were here dedicato a Marco Simoncelli sulla base della musica dei Pink Floyd: lo lavoravo ascoltando quella canzone e mi commossi perché fu molto toccante. Quella del Sic è stata una perdita atroce: tutti noi dopo la sua morte ci chiedevamo che senso avesse andare avanti a continuare a fare quelle cose“.
![Valentino Rossi](https://www.sportfair.it/wp-content/uploads/2021/05/Valentino-Rossi.jpg)
Le frasi iconiche
Aldo Drudi ha poi rivelato il segreto delle frasi iconiche legate a Valentino Rossi, tra cui anche il leggendario WLF: “Rossifumi nasce dall’amore di Vale per Norifumi Abe dopo un GP di Suzuka visto all’alba in tv. Chihuahua è l’importanza della sua cerchia di amici cui è legato da anni. WLF, invece, è un riferimento al nostro interesse comune per il sesso femminile, ma va visto nell’ottica bonaria di quei tempi, oggi apparirebbe diversamente. Un suo insegnamento? La consapevolezza. Si è sempre preso le proprie responsabilità: non scaricava le cose sugli altri senza aver fatto prima autocritica. Sapeva che dalle sue decisioni scaturivano risultati importanti per molti e si regolava così”.