“Ci cercano per ucciderci, i Talebani sanno chi siamo”: il dramma delle giocatrici della Nazionale afghana

Khalida Popal, ex capitano della Nazionale afghana di calcio femminile, ha rivelato come le sue ex compagne le mandino messaggi di terrore e di paura dovuti all'arrivo dei Talebani

SportFair

Un momento terribile, un periodo storico tremendo per l’intero Afghanistan, finito nelle mani dei Talebani dallo scorso 15 agosto e costretto a vivere nella paura. Giorni di paura soprattutto per le donne, private non solo della libertà ma anche di quella dignità che difficilmente potranno continuare a ‘sfoggiare’ nelle prossime settimane. Un urlo di dolore che il mondo ha iniziato ad ascoltare in maniera insistente da pochi giorni, da quanto i fondamentalisti hanno occupato Kabul e annunciato la nascita dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan, ispirato alla tanto temuta Sharia: “molte donne fingono di avere un fidanzato, bruciano i documenti che attestano ogni tipo di istruzione e creano una vita a misura di Sharia per sopravvivere“. Appelli di aiuto arrivati anche alle orecchie di Khalida Popal, ex capitano della Nazionale afghana di calcio femminile e punto di riferimento per l’intero movimento.

Foto di Alejandro Garcia / Ansa

Vite in pericolo

Khalida Popal ha dato voce alle proprie ex compagne, rivelando di averle invitate a nascondersi per non finire nelle grinfie dei Talebani: “ho incoraggiato a rimuovere i profili dai social, a rimuovere le foto, a scappare e a nascondersi – le parole della Popal all’Associated Press – questo mi spezza il cuore, perché in tutti questi anni abbiamo lavorato per aumentare la visibilità delle donne e ora sto dicendo alle mie donne in Afghanistan di stare zitte e scomparire. Le loro vite sono in pericolo. La mia generazione aveva la speranza di costruire il Paese, mettendo le basi per la prossima generazione di donne e uomini. Ho iniziato con altre giovani donne ad usare il calcio come strumento per dare potere a donne e ragazze. Ci siamo sentite così orgogliose di indossare la maglia della Nazionale, è stata la sensazione più bella di sempre. Con il passare dei mesi però ho ricevuto così tante minacce di morte perché la TV nazionale aveva citato mie dichiarazioni in cui chiamavo i Talebani il nostro nemico. Per questo motivo sono scappata”.

Foto di Alejandro Garcia / Ansa

Messaggi di dolore

La situazione attuale è di quelle che fanno accapponare la pelle, per questo Khalida continua a ricevere messaggi carichi di paura e terrore: “le donne afghane hanno creduto nelle promesse della missione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Perché avete fatto quelle promesse? Questo è quello che dicono le mie ragazze che piangono e mandano messaggi vocali. Perché non dire che ve ne sareste andati così? Almeno avremmo potuto proteggerci. Non avremmo creato nemici. Stanno piangendo. Stanno solo piangendo… sono disperate. Hanno così tante domande. Quello che sta succedendo loro non è giusto. Si stanno nascondendo. La maggior parte di loro ha lasciato le proprie case per andare dai parenti e nascondersi perché i vicini sanno che sono giocatrici. Hanno paura, con i Talebani è tutto finito. Stanno andando in giro a creare terrore. Le ragazze continuano a scattare video e foto dalla finestra, mostrando che sono proprio fuori dalle loro case e questo è molto triste“.

Condividi