Dai cornetti alle casacche da raccogliere, l’auto-nonnismo di De Rossi: “sono l’ultimo arrivato in Nazionale”

Daniele De Rossi ha parlato del suo ruolo nell'Italia di Mancini, sottolineando di sentirsi in dovere di raccogliere i palloni e le casacche essendo l'ultimo arrivato

SportFair

E’ entrato nello staff del ct Mancini in punta di piedi, guadagnandosi giorno dopo giorno l’apprezzamento non solo del commissario tecnico, ma anche di tutti i calciatori. Non poteva essere altrimenti, considerando la statura morale di Daniele De Rossi e il suo pedigree calcistico, che annovera ovviamente il Mondiale del 2006 vinto con l’Italia di Lippi. Adesso che è passato dall’altro lato della barricata, il ruolo dell’ex Roma è notevolmente cambiato e lo obbliga a compiere anche gesti che mai prima d’ora aveva compiuto.

LEGGI ANCHE: Cari inglesi, imparate dal gigante Vialli: “chi vince una finale si ricordi che, nello spogliatoio di fianco, c’è qualcuno che sta piangendo”

Foto di Kurt Schorrer / Ansa

L’auto-nonnismo

Nel documentario ‘Sogno Azzurro’ mandato in onda dalla Rai, Daniele De Rossi ha parlato di sé e del suo ruolo nello staff di Mancini, facendo importanti rivelazioni che confermano la statura morale dell’uomo che De Rossi incarna: “mi sono messo a disposizione: sono l’ultimo arrivato e devo fare il lavoro sporco. Non è niente di speciale, un po’ di sano nonnismo che mi faccio da solo. L’ultimo arrivato deve portare i palloni, i cornetti, raccogliere le casacche. Qui nessuno mi fa pesare di essere l’ultimo arrivato. Ma non mi trattano neanche con i guanti bianchi”.

Condividi