L’Italia della pallavolo maschile ha incassato oggi la prima sconfitta alle Olimpiadi di Tokyo: un secco 3-0 contro la Polonia dopo la difficile vittoria in rimonta di due giorni fa al debutto contro il Canada.
Una sconfitta che fa male agli azzurri, pronti però a prendersi il riscatto nei prossimi match di questi Giochi. Una sconfitta che ha fatto scattare qualche polemica di troppo: Ivan Zaytsev si è infatti trovato costretto a sfogarsi duramente sui social a seguito di un articolo della Gazzetta dello Sport.
La rosea, nello specifico, ha pubblicato un video con le parole di Zaytsev dopo la sconfitta di oggi. Dopo un commento tecnico sul ko subito, lo Zar ha concluso: “sto cercando di dare sempre il massimo, se poi la qualità non arriva ci vuole pazienza. Gli allenatori possono dire quello che ti pare, anche dai divani, da casa, che parlassero, poi vediamo i conti alla fine“.
Proprio questa ultima frase sembra essere stata male interpretata dai colleghi della Gazzetta, secondo i quali Zaytsev si riferiva a Jullio Velasco, che aveva dichiarato: “non vorrei che si facesse come succedeva ai miei tempi, tutti inquadravano sempre l’opposto giapponese anche quando era in panchina. Un consiglio anche per il regista azzurro, ci sono anche gli altri“.
Un collegamento che non è piaciuto a Zaytsev, che si è così sfogato nelle storie Instagram, taggando la Gazzetta dello Sport: “non mi permetterei mai di rivolgermi in questi toni a Julio (Velasco) che, oltre ad avermi allenato, è una persona che stimo professionalmente e umanamente. Mi dispiace in particolar modo quando le mie parole, dettate sicuramente da un momento complicato, vengano interpretate diversamente dal contesto a cui mi riferivo. Durante un’Olimpiade non leggo social e non seguo interviste o intervento altrui perchè non ne avrei il tempo, ho tante cose per la mente a cui pensare per restare concentrato e risolvere le varie difficoltà del cammino olimpico Spero che queste cose non accadano più i prendo la resposnsabilità di quello che dico e che faccio ma non di quello che non mi appartiene. Ivan“.