Il Tour de France iniziato positivamente e la convocazione per Tokyo 2020, arrivata nella giornata di ieri tramite le parole del ct Cassani. E’ un periodo tutto sommato felice per Vincenzo Nibali, nonostante i pericoli a cui deve far fronte in questa Grande Boucle piuttosto rischiosa.
Tante le cadute in tre tappe e altrettanti i ritiri, anche se fino a questo momento lo Squalo è riuscito a tenersi lontano dai guai: “ho portato a casa la pelle, ma diventa sempre più difficile farlo se si continua così. Non mi nascondo, avevo paura. Non c’è tanto da raccontare. L’andatura, la velocità, i pericoli, le strade strette. Si va tutti forte, tutti vogliono stare davanti ma è impossibile. Non ci sono vie di fuga. Mi sono salvato ai meno 5, ho piantato una frenata e mi sono detto ‘ecco’… Poi però sono riuscito a passare. I pericoli sono tanti. E’ una battaglia fisica. Rispetto al Giro sto molto bene, anche di testa. Sono fiducioso, vediamo” le parole di Nibali alla Gazzetta dello Sport. “Se ci fosse una giornata no, vediamo come devo passarla. Se lasciare del tutto oppure resistere. Intanto sono lì, adesso non mi sembra il caso di ‘abbandonare’ la classifica“.
La convocazione per Tokyo
Stuzzicato sulla convocazione per Tokyo, che coinciderà con la sua quarta Olimpiade in carriera, Nibali ha ammesso: “abbiamo una squadra molto forte, dovremo giocare principalmente sulla compattezza. Ho visto che domenica Moscon ha vinto a Lugano. Ha una grande condizione. Io sono qui al Tour, sto facendo un ottimo lavoro in previsione del Giappone, guardiamo avanti. Il mio ruolo può essere per qualsiasi cosa. Fare adesso la tattica sarebbe insensato. Se sto bene e c’è lo spazio, si può anche attaccare. Altrimenti si può giocare di rimessa. Oppure aiutare la causa per chi sa finalizzare molto bene. In un arrivo un po’ serrato di un gruppetto ristretto, è chiaro chi ha lo spunto veloce è davvero importante. Gente come Bettiol o Moscon, per esempio“.
La maglia azzurra
Infine, Nibali ha sottolineato come la maglia dell’Italia venga prima di tutto in un’Olimpiade: “all’Olimpiade conta la medaglia. Il bene della maglia azzurra viene prima di ogni altra cosa. Non c’è chi va meglio e chi va peggio, c’è l’altruismo. Io a Pechino ero ‘il giovane’. Ballerini mi convocò la settimana prima e mi disse ‘tu devi essere il primo corridore che scatta’. Dopo 5 chilometri mi chiamò alla macchina dicendomi ‘lo vedi quel cavalcavia? Devi fare esplodere la gara’. E poi a tirare tutto il giorno per 130 km. Me lo chiese e lo feci“.