E’ tornato a Milano per completare il suo ciclo di vaccinazione, respirando per la prima volta l’aria della ‘City’ senza essere più l’allenatore dell’Inter. Una sensazione piuttosto strana per Antonio Conte, che ha lasciato il club nerazzurro dopo avergli regalato il 19° Scudetto, figlio di due anni vissuti alla massima intensità.
Sensazioni esaltanti che l’ex manager dell’Inter continua a portarsi dentro, come ammesso ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “fino a pochi giorni fa stavamo festeggiando lo scudetto, ma il velo di tristezza e di malinconia è stato immediatamente sostituito dalla enorme soddisfazione di incontrare tanti tifosi che per strada mi dimostrano affetto, stima e gratitudine. Le parole di Moratti? Non nego di essere rimasto sorpreso e amareggiato nel leggere quelle parole, ma ci siamo sentiti al telefono e il presidente si è scusato per quelle frasi che non rappresentavano il suo reale pensiero. Io ho sempre lasciato nella mia carriera squadre con giocatori giovani, migliorati e valorizzati. Gruppi unitissimi con la mentalità vincente. Che non si acquista al mercato, ma è figlia di un lavoro certosino, quotidiano, curando i minimi particolari, senza mollare mai“.
Esigente
Antonio Conte poi ha sottolineato il motivo per cui le squadre si affidino a lui per vincere: “siamo dei privilegiati, guadagniamo tanto, abbiamo il dovere di essere delle eccellenze: io sono esigente prima di tutto con me stesso e poi con gli altri. Non gioco per partecipare, gioco per vincere. Mi chiamano per questo. Da me pretendono tutti la vittoria e non mi fanno sconti. Io non ho mai preteso squadre che potessero vincere con la pipa in bocca, perché neanche esistono, io le ho quasi sempre costruite accettando però progetti che avessero quel percorso e quella ambizione. Devo vedere la luce in fondo al tunnel, anche fioca ma devo vederla e sapere che tutti faranno il massimo per renderla sempre più vicina e accecante fino a raggiungerla. Per non mollarla più“.
Stipendio alto
Antonio Conte si è poi soffermato sul suo lauto stipendio, esprimendo il proprio punto di vista: “guadagno tanto ma faccio anche guadagnare tanto, le cifre le fa il mercato, le fanno i risultati raggiunti, il lavoro svolto negli anni. Ma al di là di questo mi lasci dire che se il mio problema o la mia ossessione fossero i soldi, in passato sarei rimasto dov’ero. Avrei accettato dei compromessi e magari ottenuto dei rinnovi, facendo anche da ombrello dorato. E invece guardo ai progetti e sono disposto a stare a casa se non mi convincono. È una questione di visione, serietà, onestà intellettuale e principi cui non derogo. Se c’è qualcosa che non mi convince preferisco non accettare o non continuare, al di là di qualsiasi ingaggio proposto o lasciato“.
La replica a Zhang
Non poteva mancare infine la risposta al presidente dell’Inter, che ha sottolineato come le visioni di Conte e del club nerazzurro non collimavano dopo lo Scudetto: “posso solo dire che il mio progetto non è mai cambiato. Però non avrebbe senso parlare ora di queste cose. Non voglio entrare in alcuna polemica o questioni di mercato o altro. Rispetto il presidente Zhang, che ringrazio per avermi scelto, voglio bene all’Inter, alla squadra e ai tifosi, faccio un sincero in bocca al lupo a Simone Inzaghi che è un tecnico bravo, capace, ambizioso, e auguro a tutto il mondo nerazzurro i migliori successi“.