Cosa è successo in campo dopo il malore di Eriksen? Schmeichel svela: “la moglie pensava fosse morto”

Peter Schmeichel, padre del portiere della Danimarca, ha rivelato di aver parlato con il figlio che gli ha confidato come la moglie di Eriksen fosse convinta della morte del marito

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Hanno fatto immediatamente il giro del mondo le immagini del malore di Eriksen, andato in arresto cardiaco sul finire del primo tempo di Danimarca-Finlandia, match di Euro 2021.

Tifoso di Eriksen
Foto di Catherine Ivill / POOL / Ansa

Un vero e proprio dramma vissuto in prima persona anche dalla moglie Sabrina, presente allo stadio e corsa subito in campo per conoscere le condizioni del marito. Attimi interminabili, durante i quali ci hanno pensato Kjaer e Schmeichel a starle vicino per consolarla il più possibile.

“Pensava fosse morto”

Eriksen
Foto di Liselotte Sabroe / Ansa

Quanto successo in campo in quei momenti è stato raccontato da Peter Schmeichel, padre del portiere della Danimarca, che ha rivelato ai microfoni di BBC Radio Five Live quanto confidatogli dal figlio: “sono state le due ore più strazianti della mia esperienza calcistica. È successo non molto lontano da dove si trovavano tutte le mogli dei giocatori e ovviamente non appena la moglie di Christian l’ha visto, è corsa in campo. Ho parlato con mio figlio Kasper ieri sera: lui è subito corso da lei. Lei credeva che fosse morto, ma lui le ha detto che Christian stava respirando”.

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La ripresa del match

Eriksen
Foto di Friedemann Vogel / POOL / Ansa

Peter Schmeichel poi si è soffermato anche sulla decisione della Uefa di far riprendere Danimarca-Finlandia dopo qualche ora dal malore di Eriksen, esprimendo il proprio punto di vista: “ieri ho visto una citazione ufficiale della UEFA che diceva che stavano seguendo il consiglio del giocatore, che i giocatori hanno insistito per giocare, ma so che non è la verità. Anzi, è un modo di vedere la verità. Erano infatti state date tre opzioni: una era quella di giocare subito e far giocare gli ultimi 50 minuti, la seconda era giocare il giorno successivo alle 12 e la terza opzione era quella di dare forfait, con un 3-0 a tavolino. Era quindi il desiderio dei calciatori giocare? Avevano davvero scelta? Non credo che l’avessero. Anche l’allenatore si è seriamente pentito di aver rimesso in campo i giocatori“.

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