Malore Eriksen, l’esperto di morti cardiache svela: “era già alle porte dell’aldilà, è stato un decesso abortito”

Gaetano Thiene, esperto di morti cardiache improvvise negli atleti, ha rivelato come il malore di Eriksen sia stato praticamente un decesso abortito

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Parole nude e crude, di chi sa di cosa è capace un cuore umano. Quello di Christian Eriksen si è fermato e poi è ripartito, un autentico miracolo come se ne vedono pochi in queste occasioni. Ne è convinto Gaetano Thiene, esperto di morte cardiaca improvvisa negli atleti, intervenuto ai microfoni del Corriere della Sera per spiegare cosa sia avvenuto sul finire del primo tempo di Danimarca-Finlandia.

Eriksen
Friedemann Vogel / POOL / Ansa

Un vero e proprio infarto, che per fortuna non ha avuto conseguenze devastanti per il giocatore: “Christian Eriksen era già alle porte dell’aldilà, la fibrillazione ventricolare è l’anticamera della morte. E invece il miracolo questa volta è avvenuto, gli hanno salvato la vita, la sua è stata una morte improvvisa abortita. È stato un grande successo. C’erano già stati più di 40 minuti di gioco, ma questo non è un problema per un atleta. Il cuore è capace di prestazioni sportive enormi, di grandi performance meccaniche, ma la stabilità elettrica è un’altra storia, nel cuore di Eriksen c’è stato un cortocircuito.

“C’è una patologia”

Eriksen
Friedemann Vogel / POOL / Ansa

L’esperto di morte cardiaca improvvisa negli atleti ha poi svelato come una patologia esista sicuramente nell’organismo di Eriksen: “andrebbero tutti premiati, il compagno di squadra Kjaer che ha avuto la prontezza di spostargli la lingua per riaprire le vie aeree superiori. I medici che per diversi minuti gli hanno praticato il massaggio cardiaco perché il cuore potesse pompare. E poi quelli che hanno usato il defibrillatore. Il defibrillatore è stata una grandissima invenzione, è un salvavita. Se l’hanno usato vuol dire che era in corso una fibrillazione ventricolare, il ragazzo ha perso coscienza, non poteva essere una sincope banale da caldo o da freddo, fosse stato così si sarebbe presto rialzato. Una patologia sottostante c’è di sicuro e purtroppo queste patologie possono sfuggire anche ai controlli più serrati come quelli dei medici sportivi“.

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