Ha guidato il Milan fino alla Champions League, nonostante i numerosi infortuni che lo hanno messo ko per gran parte della stagione.
E’ stato questo il cruccio più grande per Zlatan Ibrahimovic, riuscito comunque a giocare un ruolo da protagonista nella cavalcata che ha portato i rossoneri al secondo posto, utile per qualificarsi dopo tanti anni per la massima competizione europea. Un traguardo di cui lo svedese ne va fiero, come ammesso ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “ho saltato tante partite. Avrei voluto aiutare di più, sono uno che normalmente gioca 50 partite l’anno. Forse dovrei essere più realista, chiedere meno al mio corpo, ma non ce la faccio. Poi, certo, sono deluso anche per l’Europeo, ma rientrare in una competizione quando non sono al cento per cento non sarebbe da me. Preferisco restare fuori e fare il tifo per la Svezia“.
L’attacco a Donnarumma
L’addio di Donnarumma ha colpito Ibrahimovic, che non le ha mandate a dire all’ormai ex portiere del Milan: “è cresciuto nel Milan, poteva essere il portiere della squadra per vent’anni, magari venti no perché non è Ibra. Ma è il più forte del mondo. Avrebbe potuto diventare Mister Milan, come Paolo Maldini. Che valore si poteva dare a Maldini? Non c’è una misura. Se Gigio va via o no non lo so. Serve essere in due per ballare il tango. Io gli direi di restare al Milan fino alla fine. Ciascuno ha un valore, dipende da quanto ti serve quel giocatore. Il valore lo fa il mercato. È come in Borsa“.
“Sono dio”
Ibrahimovic ha poi svelato come riesce a motivare i suoi compagni, ponendo l’accento sul suo modo di essere: “egoista mi piace, tanti sono re ma c’è soltanto un dio e sono io. Ma senza i miei compagni non vado da nessuna parte e lo so. Sono uno che si arrabbia tutti i giorni. Io mi sento vivo così, secondo me non è negativo arrabbiarsi. È anche un modo per far capire quanto tieni a quello che stai facendo e alle persone che ti circondano. Se dici sempre che va tutto bene, che vita è? A volte carico così le persone. A volte bisogna essere duri, a volte leggeri. A volte scherzo e a volte lancio un messaggio. Questa volta siamo arrivati in Champions, l’obiettivo era quello, ma io voglio vincere. È una sfida che continua e mi sto divertendo. Adesso ho più responsabilità, mi sento più leader. Il rapporto con il club è chiaro, i giocatori devono lavorare ogni giorno di più per riportare il Milan dove era abituato a stare“.
La frecciata ad Allegri
Stuzzicato infine sui ritorni in panchina in Serie A, Ibra ha rifilato una frecciatina a Massimiliano Allegri, suo ex allenatore, tornato alla Juve: “sono contento, quando l’ho avuto era agli inizi, poi è diventato un vincente. Forse sarebbe stato meglio fare un’esperienza all’estero per completarsi, ma non tutti sono come Zlatan che prende la valigia e va nel giardino degli altri. Ciascuno è fatto a modo suo. Ancelotti a Madrid? Un’altra grande sfida pronta anche per lui“.