Un dolore scolpito sullo smartphone: Michael Jordan e quegli ultimi sms scambiati con Kobe Bryant

Michael Jordan ha rivelato l'ultimo scambio di sms con Kobe Bryant, una conversazione avvenuta un mese e mezzo prima della morte del Black Mamba

SportFair

Sono passati sedici mesi dalla morte di Kobe Bryant e della figlia Gianna, ma il loro ricordo è ancora vivo sia per la famiglia che per gli amici che gli hanno voluto bene.

Vanessa e Kobe Bryant
Foto di Mike Nelson / Ansa

Tra questi non manca senza dubbio Michael Jordan, il quale avrà l’onore di tenere il discorso sul palco di Springfield nel corso della cerimonia per l’introduzione di Kobe nella Hall of Fame. Un orgoglio per MJ che non smette di pensare al suo amico scomparso, con il quale aveva avuto un dolce scambio di sms un mese e mezzo prima della sua morte. Messaggi che Jordan ha voluto condividere durante un’intervista con ESPN: “era davvero troppo felice, stava alla grande dopo aver lasciato la pallacanestro“.

Lo scambio di sms

La chiacchierata risale all’8 dicembre 2019 e parte con un sms di Kobe Bryant che ringrazia Michael Jordan per la per la bottiglia di Jordan’s Cincoro Tequila inviata da MJ al Black Mamba in occasione del lancio dell’etichetta:

KB: “La tequila che mi hai mandato è fantastica
MJ: “Grazie, fratello mio”.
KB: “Yes, sir. La famiglia sta bene?”.
MJ: “Tutto bene, la tua?”.
KB: “Benissimo
MJ: “Buone feste, spero di vederti presto. Coach Kobe??!
KB: “Sono seduto in panchina proprio in questo momento, li stiamo massacrando. 45-8“.

Il discorso

kobe bryant all star game nba
Foto di Paul Buck/ Ansa

Messaggi che Michael Jordan non ha mai cancellato, così da rileggerli di tanto in tanto per far rivivere il ricordo di Kobe Bryant: “per qualche motivo amo quel messaggio, perché mostra la sua natura competitiva. Il discorso per l’introduzione nella Hall of Fame? Per me è un grande onore, è come essere presente per un membro della famiglia. Mi ha dato la sua forma più alta di rispetto cercando di emulare certe cose che facevo io. E l’unico modo che ho per ripagarlo è mostrando il mio supporto e la mia ammirazione per uno dei più grandi di sempre nella pallacanestro. La gente se lo dimentica, ma Kobe si è fatto da solo. Dovrebbe essere un grande modello per un sacco di ragazzi che a 18 anni magari non vogliono passare dal college per giocare a pallacanestro. Lui ha mostrato come farcela. Ma allo stesso tempo è rimasto per molto tempo in panchina prima di avere la sua chance, e quando l’ha avuta l’ha sfruttata fino in fondo. Mentalmente era un ragazzo molto duro, forse anche più di quanto lo fossi io. Perché ai miei tifosi non piaceva il fatto che stesse cercando di copiare quello che io avevo fatto“.

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