Ha fatto innamorare i tifosi dell’Inter a suon di gol e grandi giocate, prima di rovinare il suo talento con gli eccessi e i colpi di testa. Adriano è rimasto comunque nel cuore dei tifosi nerazzurri, così come loro sono rimasti nel suo. Impossibile cancellare gli anni trascorsi a Milano, dove il brasiliano è riuscito definitivamente ad affermarsi, fino alla morte di suo padre che ha spento la luce e fatto sprofondare l’Imperatore in un baratro senza fine. Una storia piena di incognite su cui lo stesso Adriano ha voluto far luce, scrivendo un lungo articolo per ‘The Players Tribune‘ in cui ha raccontato tutta la sua vita.
La nonna
Fondamentale il rapporto tra Adriano e la nonna per la sua carriera, dal momento che era lei ad accompagnarlo agli allenamenti con il Flamengo da piccolino: “mi dovrei fare il segno della croce ogni volta che parlo di mia nonna. Se non ci fosse stata lei nella mia vita?! Sarebbe stato impossibile. Non avreste mai conosciuto il nome Adriano. Una leggenda e ora vi racconto una storia. Una volta, quando ero all’Inter, i giornalisti mi seguivano ovunque perché ogni volta volevano assillarmi con qualcosa. Erano accampati sotto casa mia e non volevano andarsene. Mi sentivo in trappola. Mia nonna all’epoca viveva con me, e sentii che stava in cucina mentre faceva bollire l’acqua sui fornelli. Allora le ho chiesto: ‘che succede nonna? Che stai cucinando?’. Lei mi ha risposto: ‘no, no. Non sto cucinando amore’. Però aveva un pentolone di quelli che si usano per fare la pasta. Ha detto: ‘sto preparando un regalino per i nostri amici qua fuori’. Allora le ho detto: ‘che? Nonna, che sei pazza. Non puoi fare così!!!’ E lei: ‘no, no. Voglio solo fare un bel bagnetto ai nostri amici giornalisti! È bello caldo, vedrai che gli piacerà!’. Ahahahahah! Cazzo! Era seria! L’ho dovuta calmare. Diceva tipo: ‘la devono smettere di rompere al mio bambino! Gli voglio dare una lezione!’ Questa è mia nonna, ok? Capite meglio adesso?!“.
La punizione con il Real Madrid
Indimenticabile poi la punizione calciata con la maglia dell’Inter al Bernabeu contro il Real Madrid: “non dimenticherò mai quando stavamo giocando un’amichevole contro il Real Madrid al Bernabeu, e sono entrato dalla panchina. Guadagniamo una punizione dal limite dell’area e io mi avvicino al pallone. Ma sì, perché no?! Beh, indovinate chi c’era dietro di me a dirmi: “No, no, no. La batto io”. Materazzi! Quel gran bastardo! Ahahahahhahaha! Potevo a malapena capire che mi stava dicendo, perché ancora non parlavo italiano. Ma ho capito che gli rodeva. “No, no, no!”. La voleva battere lui. Poi è intervenuto Seedorf e ha detto: “No, lascia tirare il ragazzino”. Nessuno discute con Seedorf. Quindi Materazzi si è fatto da parte e la cosa divertente è che se guardate il video, potete vedere Materazzi con le mani sui fianchi che pensa: Questo ragazzino del cazzo sicuro la manda in curva!!! La gente mi chiede tutto il tempo di quel calcio di punizione. Come? Come, come, come? Come hai fatto a calciare il pallone così forte? E io gli rispondo: “Cazzo! Sai che non lo so! L’ho colpita di sinistro e Dio ha fatto il resto!” BOOOM! All’incrocio. Non lo so spiegare. So solo che è successo“.
La morte del padre
La perdita del padre ha letteralmente sconvolto Adriano, facendogli perdere l’amore per il calcio: “sono passato dal paradiso all’inferno. Sul serio. Mi chiamano da casa. Mi dicono che mio padre è morto. Un infarto. Non mi va di parlarne, ma vi dico che da quel giorno, il mio amore per il calcio non è stato più lo stesso. Amavo il calcio, perché lo amava lui. Tutto qui. Era il mio destino. Quando giocavo a calcio, giocavo per la mia famiglia. Quando facevo gol, facevo gol per la mia famiglia. Quindi da quando mio padre è morto, il calcio non è stato più lo stesso. Ero in Italia, dall’altra parte dell’Oceano, lontano dalla mia famiglia e non ce l’ho fatta. Sono caduto in depressione. Ho iniziato a bere tanto. Non avevo voglia di allenarmi. Nel 2008, era l’epoca di Mourinho all’Inter, la situazione era diventata insostenibile. I giornalisti mi seguivano ovunque e con Mourinho era tutto un: “Che cazzo! Vaffanculo! Vuoi fottermi, vero?”. Ho detto, Oh Signore. Portami via da qui. Non ho resistito. Mi hanno convocato in nazionale e prima di partire Mourinho mi dice: “Non torni più, vero?!” Gli ho detto: “Già lo sai!” Biglietto solo andata. Io non ho mai smesso di essere il ragazzo della favela. La stampa diceva che ero “scomparso”. Dicevano che ero tornato nelle favelas, che mi stavo drogando e tante altre storie incredibili di tutti i tipi. Pubblicavano foto mie dicendo che ero circondato da criminali e che la mia storia era una tragedia. Mi viene da ridere, perché quando fanno così, non sanno assolutamente di cosa stanno parlando. Non capiscono che stanno facendo una figura di merda“.
Niente droghe
Infine, Adriano ha smentito le voci secondo cui faccia uso di droghe: “all’epoca ero distrutto per la morte di mio padre. Volevo sentirmi ancora me stesso. Non mi drogavo. Bevevo? Certo che sì, Ammazza se bevevo. Alla salute. Se analizzate la mia pipì – e lo giuro su Dio – non troverete nessuna traccia di droghe. Perché so che il giorno in cui farò uso di droghe mia madre e mia nonna moriranno. Però sapete una cosa? Sicuramente troverete tracce di alcolici. Credo che la mia pipì sia torbida come la Caipirinha! Quando sono tornato a casa per giocare con il Flamengo, non volevo più essere l’Imperatore. Volevo essere Adriano. Volevo divertirmi ancora. E diciamo che ci siamo divertiti. Sono stato davvero orgoglioso di essere L’Imperatore. Ma senza Adriano, L’Imperatore è inutile. Adriano non ha la corona. Adriano è il bambino delle baracche che è stato benedetto da Dio. Lo capite adesso? Lo vedete? Adriano non è scomparso tra le favelas. È solo tornato a casa”.