Ha aperto un locale a Lugano e continua ad andare in moto, ma la carriera in MotoGP di Andrea Iannone è ormai terminata a causa dei 4 anni di squalifica inflitti dal TAS di Losanna per la positività al drostanolone. Il caso relativo all’ex pilota di Ducati e Aprilia è tornato a far discutere dopo il servizio andato in onda martedì 25 maggio a ‘Le Iene’, durante il quale ‘The Maniac’ ha ribadito la propria innocenza: “ho pensato fosse uno scherzo. In 15 anni di gare sono sempre risultato negativo, anche quando i controlli avvenivano a sorpresa. Il drostanolone ha come effetto di renderti meno agile e più pesante, dunque non sarebbe stato un vantaggio assumerlo”.
L’ammissione del presidente FIM
Durante il servizio de ‘Le Iene’ non ha parlato solo Andrea Iannone, ma è stato interpellato anche Jorge Viegas, presidente della Federazione motociclistica internazionale: “in coscienza, io proporrei di ridurre la pena di Iannone, ma la Wada ha deciso di dare 4 anni e non c’è niente che possiamo fare“. Infatti è stata proprio l’Agenzia Mondiale Antidoping a fare ricorso al TAS contro la squalifica di 18 mesi inflitta in primo grada a Iannone dalla FIM, ottenendo l’inasprimento della pena e dunque la chiusura della carriera di ‘The Maniac‘. Un epilogo che ha insospettito il tossicologo Pascal Kintz: “Iannone ha pagato le conseguenze di una situazione politica molto discutibile. La Wada ha davvero fatto forti pressioni per chiedere il massimo della pena. Il drostanolone? Bisogna prenderlo regolarmente se si vogliono ottenere risultati“. Una storia torbida riuscita a rovinare un’intera carriera, obbligando Iannone a un epilogo della propria carriera che non si era immaginato nemmeno nei suoi incubi peggiori.