Aleksander Ceferin non lascia, ma raddoppia. Dopo il pesante attacco ai 12 club fondatori della Superlega e le accuse ad Andrea Agnelli, il presidente della Uefa si è rivolto alle società inglesi che hanno sposato la nuova competizione.
Parole sentite e accorate espresse in apertura dei lavori del Congresso Uefa a Montreux, in Svizzera, chiedendo un passo indietro chiaro e deciso: “vorrei rivolgermi ai presidenti di alcuni club, inglesi principalmente: signori, avete fatto un grande errore. Alcuni dicono per avarizia, ignoranza del calcio inglese, altro, ma ora non importa. Tutti fanno errori. Però è il tempo di cambiare idea. I tifosi lo meritano. Se non per l’amore del calcio, che immagino alcuni di voi non sentono, per il rispetto di chi si dissangua per poter andare allo stadio a tifare la propria squadra e volere che il sogno si mantenga vivo. Fatelo per il popolo inglese, fatelo per il calcio. L’egoismo sta sostituendo la solidarietà. Il denaro è diventato più importante della gloria, l’avidità più importante della lealtà e i dividendi più importanti della passione. Per alcuni, i tifosi sono diventati clienti e le competizioni sono diventate prodotti. Con queste riforme stiamo costruendo il calcio del futuro, mentre alcune persone egoiste stanno cercando di uccidere questo gioco bellissimo”.
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“La Juve era in B”
Ceferin ha poi proseguito il suo sermone anti-Superlega, facendo anche riferimento alla Juventus e all’Atalanta: “dove era il Manchester United prima che arrivasse Sir Alex Ferguson? E dove era la Juventus quindici anni fa? Per quanto ne so era in Serie B. Il calcio cambia, il calcio non appartiene a nessuno. O meglio, appartiene a tutti, perché il calcio fa parte del nostro patrimonio. Ci vuole rispetto per la storia, per la tradizioni e per tutti i club. Il calcio è dinamico e imprevedibile. Questo lo rende così bello. Noi abbiamo bisogno dell’Atalanta, del Celtic, dei Rangers, della Dinamo Zagabria e del Galatasaray. Abbiamo bisogno di questi club, perché le persone hanno bisogno di sapere che ognuno può sognare. Dobbiamo tenere il sogno vivo“.