Superlega, il ribrezzo di Roberto De Zerbi per il Milan: “non ho piacere a trovarmeli di fronte domani”

Roberto De Zerbi ha commentato la Superlega alla vigilia di Milan-Sassuolo, sottolineando di non avere alcun piacere a giocare contro la formazione rossonera

SportFair

La nascita della Superlega ha spaccato il mondo del calcio, creando discussioni e bagarre verbali proprie del ‘bar sport’. Polemiche che hanno coinvolto anche le conferenze stampa della vigilia della 32ª giornata di Serie A, che scatterà oggi ma vedrà la maggior parte delle squadre in campo domani.

De Zerbi
Foto di Matteo Bazzi / Ansa

Il Sassuolo affronterà il Milan, una delle squadre italiane che ha deciso di entrare a far parte della Superlega, per questo motivo De Zerbi ha espresso tutto il proprio disappunto: “domani non avrei piacere a giocare la partita perché il Milan fa parte di queste tre squadre e l’ho detto ai giocatori e a Carnevali. Se Carnevali mi obbligherà ad andare chiaramente ci vado. Ma sono rimasto male. Sono arrabbiato perché il calcio mi ha dato da mangiare per 40 anni e anche io al calcio ho dato tutto. Così non mi piace e quindi cerco di combatterlo secondo i valori che i miei mi hanno trasferito e non abbassando la testa o facendo finta di niente, anche se potrebbe andare contro, in futuro, qualche mio interesse. Però è giusto che noi del calcio, così come hanno fatto Klopp, Bruno Fernandes, i tifosi del Liverpool, del City, ci si esponga. Questa è una pagina triste, grave, pesante, che può andare a rovinare il mondo che io amo e che ho amato e per il quale mi sono speso in tutto e per tutto“.

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Attacco alla Superlega

Florentino Perez
Foto di Fernando Alvarado / Ansa

Roberto De Zerbi si è poi soffermato sulla nuova competizione: “nella modalità perché si poteva fare alla luce del sole, invece comunicati congiunti a mezzanotte, il sito nuovo, come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro. E’ un comportamento che va a ledere un diritto che non è solo circoscritto al calcio, il diritto che il più debole possa farsi strada, come se non potesse sognare un futuro più bello di quello che dice la sua provenienza, come se un figlio di un operaio non possa sognare di fare il chirurgo, l’avvocato, il dottore. E’ una cosa che mi urta i nervi. E’ come se mi avessero detto, ai tempi dell’oratorio, il pallone è mio, l’ho portato io e gioco io. E’ finito il tempo dell’oratorio. Io credo che il calcio abbia un ruolo sociale diverso dagli altri sport, è così per l’Italia e l’Europa, giusto o non giusto che sia“.

“Non siamo coglioni”

Ceferin e Infantino
Foto di Markku Ojala / Ansa

Roberto De Zerbi non è stato tenero poi nei confronti dei 12 club che hanno aderito alla Superlega: “fare una SuperLega dove loro decidono chi deve entrare e decidono chi sta fuori, va a togliere l’essenza del calcio. Io sono partito quest’anno spingendo il sogno del quarto posto, del quinto, del sesto. Forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo ma qualche risultato lo abbiamo fatto e qui si tratta di metterci la faccia. Se questo è il calcio moderno è una roba che non rispetta l’uomo prima del calciatore e del tifoso. Noi facciamo parte di un ambiente ricco, dove girano tanti soldi, e allora devono farsi delle domande loro. Non mi interessa se tutte queste squadre sono indebitate. Io sono orgoglioso di far parte del Sassuolo perché ragiona come ragiono io“.

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