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Monza e quel ‘regalo del destino’ da scartare, Filippo Lanza tra l’incubo Perugia e il caso Lara Lugli: “calpestati i diritti umani”

Dalla semifinale scudetto conquistata con Monza alla particolare sfida con Perugia, fino al tremendo caso Lugli: Filippo Lanza si racconta a SportFair

SportFair

Una semifinale scudetto in tasca e un ‘regalo del destino‘ da provare a scartare, togliendosi un sassolino dalla scarpa che ancora rende un tantino scomoda la sua… camminata.

Foto di Alessandro Di Marco / Ansa

Filippo Lanza ha già messo la sfida contro Perugia nel proprio mirino, in primis per portare ancora più su il Vero Volley (alla sua prima semifinale scudetto della storia), ma anche per cancellare definitivamente quelle brutte sensazioni che la società umbra ha lasciato nel suo recente passato. Un’opportunità per provare a chiudere definitivamente un cerchio, permettendo a chi ha creduto in lui di vivere un sogno ad occhi aperti che, a inizio stagione, rasentava più l’utopia che la realtà. Dal Monza alla Nazionale (con l’obiettivo Tokyo 2021), fino al tremendo caso di Lara Lugli che non poteva non toccarlo non profondo: questi e altri i temi analizzati fa Filippo Lanza nell’intervista rilasciata ai microfoni di SportFair, nel corso della quale non sono mancati spunti davvero interessanti.

Il 20 marzo hai conquistato la semifinale di Superlega con il Vero Volley, la prima nella storia di questa società. Quanto è stato difficile e soprattutto cosa provi dopo questo risultato?

E’ stato molto difficile avere la meglio nella sfida contro Vibo, come ogni anno. Il campionato italiano è uno dei più impegnativi, ti mette davanti a mille difficoltà ogni domenica. Tutte le squadre hanno nomi importanti nel roster, che possono metterti in difficoltà in qualsiasi momento della partita. Siamo stati bravi, perché avevamo iniziato la stagione con il freno a mano tirato. Abbiamo dovuto fare i conti con molte difficoltà, tra cui il cambio di allenatore, che non ha giovato. Da quel momento però ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di rimboccarci le maniche, conquistando un quarto posto in regular season che ci ha permesso di sfruttare due gare in casa nei quarti dei playoff contro la quinta, Vibo appunto“.

C’è stato un momento durante la partita in cui hai pensato che non ce l’avreste fatta?

Foto di Alessandro Di Marco / Ansa

No, questi tipi di pensieri mi vengono nei giorni precedenti alla partita, quando sei in attesa di giocare la gara più importante della stagione. Vivi la pressione e uno stato d’ansia costante negli attimi prima dell’incontro, quando scendi in campo l’obiettivo è portare a casa la partita e ti concentri solo su quello. Rimani sempre molto focalizzato sul tuo ruolo e su come mettere in pratica quanto provato in settimana. L’ansia è sempre qualcosa di positivo, una sorta di paura che ti permette di concentrarti molto di più e rimanere attento in ogni situazione di gioco. Io poi ho anche un po’ di esperienza fatta in questi anni che non guasta mai“.

Arrivati a questo punto, secondo te quante possibilità ci sono di diventare campioni d’Italia?

Questo è il primo anno che Monza entra a far parte delle prime quattro del campionato e già questo è un obiettivo immenso per noi. Sia dal punto di vista della Coppa Europea, che ci spetta di diritto per i risultati ottenuti sul campo, sia per il lustro dato alla società. Il grande obiettivo è stato raggiunto, adesso proveremo a superare quel grosso ostacolo che è Perugia, una squadra costruita per vincere. Ci si va a scontrare con un team che ha un potenziale importante, ma come in tutti le stagioni c’è una squadra che stupisce e ricopre il ruolo della mina vagante. Perugia nella serie contro Milano ha avuto delle complicazioni, dunque la sfida sarà difficile ma non impossibile. Queste squadre come Perugia hanno delle individualità che possono cambiare la partita da un momento all’altro, noi non abbiamo queste individualità ma puntiamo sul gruppo e su altre qualità“.

In semifinale ti ritroverai a sfidare la tua ex squadra, ti saresti mai di ricevere questo ‘scherzo dal destino’?

Più che uno scherzo è un regalo del destino, con Perugia è finita male perché è stato interrotto il percorso che avevano intrapreso. Mi hanno fatto fuori con modalità che è stato difficile accettare, perché non è stato valorizzato il lavoro che noi atleti svolgiamo nelle società. E’ stata presa una decisione senza considerare la persona, ma questo capita molto spesso nel mondo dello sport, ossia che i grandi club vedano i giocatori come numeri e oggetti.

Puoi spiegare cosa è successo in Umbria, da cosa sono nate le divergenze e perché la società ha deciso di comportarsi in quel modo?

Foto di Ansa

Loro non avevano interessi nei miei confronti perché avevano preso un palleggiatore italiano e il mio ruolo non era più utile, dal momento che avevano già gli italiani da schierare campo. Presa questa decisione, hanno deciso di mettermi spalle al muro senza comunicarmi nulla. Mi hanno messo davanti a una decisione drastica: scegliere di rimanere senza giocare e allenarmi, dunque perdendo un anno, oppure decidere di andare via di mia spontanea volontà. Non mi hanno lasciato alternativa, tra l’altro io ho rimproverato loro il fatto di avermelo comunicato a mercato chiuso, dunque non ho avuto la possibilità di andare in un altro club finché i trasferimenti non sono stati riaperti. Alla fine, mi hanno obbligato a rubare il posto a qualcun altro, perché io sono arrivato a Monza e ho ‘costretto’ un altro ragazzo ad andare via, quindi il mio cambiamento è stato il cambiamento di un altro giocatore“.

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Di recente ha fatto molto scalpore il caso di Lara Lugli, qual è il tuo pensiero sulla vicenda?

Io sono rimasto allibito perché qui non si parla di contratti o decisione dei presidenti, ma semplicemente di persone che calpestano i diritti umani dei professionisti. Perché questo siamo, anche se non siamo riconosciuti dallo Stato come tali. Si passa oltre, calpestando i diritti delle persone. In questo caso, Lara subirà una cicatrice gigante nel suo vissuto. Una situazione che rovinerà il suo passato. Io nel mio caso ho avuto la fortuna di avere le spalle forti, grazie alla mia esperienza e al percorso compiuto nel mondo della pallavolo, ma un giovane per esempio si ritrova nella condizione di essere da solo contro un sistema che ha fatto le regole a suo piacimento e le utilizza come meglio crede. All’inizio pensavo di far valere i miei diritti a Perugia per creare un precedente, poi mi son scontrato sul fatto che ci sarebbero state le Olimpiadi e non volevo fermarmi davanti a una difficoltà che mi era stata posta. Detto ciò ho fatto la scelta di mettere tutto nel cassetto e andare avanti per poterlo riaprire un domani, perché non credo che il mio silenzio sia utile alla causa per il miglioramento del movimento pallavolistico. E’ giusto che chi abbia potere e visibilità nel movimento, parli e faccia sapere queste cose“.

Capitolo Nazionale, in estate ci saranno le Olimpiadi di Tokyo, qual è l’obiettivo per questa competizione?

Foto di Andrea Di Marco / Ansa

Io credo che questa Nazionale, dopo l’Olimpiade di Rio, si sia consolidata soprattutto nel sestetto. Nuove leve si sono aggiunte e hanno reso ancora migliore il potenziale della squadra che andrà a Tokyo. Penso che in primis ci sia da costruire la mentalità che avevamo a Rio, il pensiero di una squadra che lotta per un obiettivo, senza pensare alle individualità. Se faremo questo passo importante, mettendo l’ego a disposizione della squadra, penso che gli obiettivi potranno essere prestigiosi. La medaglia d’oro? Diciamo più in generale una medaglia, perché centrare il bronzo vorrebbe dire aver vinto comunque la finalina. Vincere l’argento vorrebbe dire aver raggiunto la finalissima e creato enfasi per l’intero movimento, ottenere l’oro invece ti farebbe vivere di rendita per quattro anni“.

Quali sono i tuoi progetti per il post-ritiro? Ti incuriosisce un’avventura in tv, magari in un reality?

Io il mondo dello spettacolo lo conosco veramente poco, ho vissuto alcune situazioni collaborando con la mia agenzia che mi ha spiegato un po’ le varie dinamiche. Non so cosa scegliere, perché non mi è mai piaciuto donare la mia vita privata al mondo. Non so dire ad oggi se accetterei di far parte di quel mondo. Dopo la mia carriera, non mi allontanerò dalla pallavolo. Negli ultimi anni sto pensando di trasmettere la mia esperienza ai giovani, vorrei allenare nel settore giovanile per far crescere qualche ragazzo e portarlo ad alti livelli. Io ho inoltre una linea di pallavolo, dunque il mio percorso post-carriera è avviato. Ho dato tanto per programmarmi il futuro ed essere più tranquillo per il post-carriera“.

 

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