L’incubo di Alex Schwazer è iniziato prima delle Olimpiadi di Londra 2012, quando il campione italiano di marcia è risultato positivo all’Epo ed è stato squalificato per tre anni e mezzo, con un aumento della squalifica di altri 3 mesi. In quel caso, Alex era colpevole e in conferenza stampa, tra le lacrime, ha fatto mea culpa. Il vero calvario di Schwazer è iniziato dopo il suo ritorno alle gare.
Alex Schwazer e la postività all’Epo
“A Pechino 2008 ero pulito, ci sono le analisi, avevo un valore del sangue più basso della norma. Ho dei valori del sangue molto bassi: negli ultimi 25 anni non più di 5 campioni olimpici, di tutti gli sport di durata, di tutte le nazioni, hanno vinto con valori del sangue più bassi del mio. Se ci sono campioni dopati? Sì. […] Non dobbiamo illuderci che ci sia stato il mio caso adesso, 15 anni fa quello di Pantani e ora si riparte senza niente. Penso che sicuramente qualcuno si dopi, però penso anche che tanti vincono perché sono più forti degli altri. Quando ho deciso di fare questa cosa non avevo più paura di niente. La prima siringa? Nell’appartamento di Carolina (Kostner, ndr) in Germania, ho aspettato che lei andasse ad allenarsi e mi sono fatto la prima iniezione di Epo“, aveva raccontato Schwazer ad OpenSpace, su Italia 1, qualche anno dopo la positività all’Epo.
Il patteggiamento
A dicembre del 2014 Alex Schwazer ha patteggiato una pena di 8 mesi e 6.000 euro di multa. Il patteggiamento non ha comunque avuto conseguenze sulla squalifica sportiva, che è rimasta quella stabilita, fino al 2016.
Il ritorno alle gare
Scontata la pena per il reato commesso, Alex Schwazer, che ha comunque continuato ad allenarsi per un ritorno alle gare da atleta pulito, per dimostrare il suo talento e le sue capacità sportive, è tornato alle gare e lo ha fatto in grande stile. Dopo essersi affidato a Sandro Donati, icona antidoping, Schwazer ha partecipato ai Mondiali di marcia di Roma, a maggio del 2016, prendendosi la scena: il marciatore azzurro ha infatti conquistato prima un oro nella 50 km individuale dopo la squalifica di 3 anni e 9 mesi, all’età di 31 anni, per poi prendersi anche il gradino più alto del podio mondiale nella gara a squadre, conquistando così il pass per le Olimpiadi di Rio 2016.
L’inizio di un nuovo incubo
Il 22 giugno 2016 arriva una terribile batosta per Schwazer: l’altoatesino è risultato nuovamente positivo ad un test antidoping. Una doccia gelata per il mondo intero, una notizia che nessuno si aspettava: Schwazer è risultato positivo al testosterone in un controllo antidoping a sorpresa dell’IAAF a Vipiteno effettuato l’1 gennaio 2016. Il test, in un primo momento era risultato negativo, mentre durante un riesame del 12 maggio, “la IAAF ha riscontrato in un controllo misurato sugli steroidi una quantità abnorme di anabolizzanti steroidi ma per estrema sicurezza ha aspettato solo ieri alle 19 per comunicare la notizia alla federazione italiana e all’atleta“.
L’inizio del calvario
Il vero calvario di Alex è iniziato proprio quel giorno: questa volta Schwazer è pulito e non ha intenzione di dichiararsi colpevole. “Non vogliono farmi andare a Rio“, aveva infatti dichiarato. Insieme al suo allenatore Donati, affiancati da legali esperti, Schwazer ha quindi iniziato la sua durissima lotta verso la verità.
Le controanalisi effettuate a luglio, però, hanno confermato la positività di Schwazer che è stato quindi immediatamente sospeso dall’IAAF e costretto a dire addio a Rio 2016.
Tanti, tantissimi i punti interrogativi di questa assurda vicenda: Sandro Donati, allenatore di Schwazer, non ha mai dubitato del suo atleta e ha sempre urlato al complotto. “Ho paura che possa accadere qualcosa di molto brutto a me o alla mia famiglia. Non mi sono piegato ed ecco perché adesso temo il peggio. Già la mia carriera di allenatore è stata stroncata 29 anni fa quando feci le prime denunce sul doping, ma oggi le contiguità fra alcune istituzioni sportive e ambienti malavitosi sono ricorrenti e dimostrabili. Andrò al più presto alla procura della repubblica di Roma a rappresentare certe situazioni, ho molte cose da dire ma nei dettagli preferisco informare prima i magistrati. Per colpire me è stato macellato un atleta innocente che in passato ha sbagliato, ma che è un campione immenso che avrebbe sicuramente vinto a Rio la medaglia d’oro sia sui 20 chilometri che sui 50. Questa storia porta con sé un messaggio molto chiaro: chiunque parla va messo fuori gioco, chi rompe il muro dell’omertà che c’è sul doping deve comunque pagarla cara“, aveva dichiarato Donati nel lontano 2016.
La sentenza, arrivata quando Alex si trovava a Rio in vista delle Olimpiadi per le quali si era qualificato in maniera pulita, ‘sul campo’, ha ‘ucciso’ Schwazer e tutti i suoi sogni: una squalifica di 8 anni per doping per l’altoatesino, che ha visto rifiutate diverse richieste di sospensione della squalifica.
Una storia davvero brutta: come a Madonna di Campiglio, qualcosa di più grande di Schwazer e Donati ha impedito il percorso di un atleta. Qualcosa di brutto. Che ha a che fare con controlli, con chi fa i controlli, con chi controlla chi fa i controlli e così via… Schwazer andava fatto fuori e la mafia è riuscita a vincere ancora una volta.
I conti non tornano
C’è chi ha parlato di contaminazione da cibo, chi invece di manipolazione delle provette, sta di fatto che c’è qualcosa di assolutamente ridicolo nella vicenda. Schwazer ha commesso un errore sì, ma ha imparato da quegli errori e, dopo essersi ripulito nel fisico e nell’anima, è tornato a fare lo sport quello sano, bello e vero. Schwazer, nel secondo scandalo doping, è risultato positivo al testosterone: ma qualche marciatore furbo punterebbe ad aumentare la propria massa muscolare? Ad un marciatore i muscoli servono ben poco, infatti tutti sono magrissimi. Schwazer, infatti, quando si dopava per davvero faveva uso di eritropoietina, un ormone che aumenta la produzione dei globuli rossi e quindi dà al corpo più freschezza e resistenza, ciò che serve veramente ad un marciatore.
Lunghi anni di lotte
Schwazer non si è mai arreso, presentandosi e ripresentandosi più volte in tribunale, cercando di dimostrare la sua innocenza, in una battaglia sportiva e legale che è terminata solo nei giorni scorsi. Nonostante gli infiniti tentativi di sospendere la sua squalifica, Schwazer non si è mai arreso, dichiarando di essere stato incastrato, cercando di dimostrare invano la sua innocenza.
Il lieto fine
Nei giorni scorsi, però, è arrivata finalmente una buona notizia per Schwazer. Alex, che intanto si è sposato ed è diventato anche padre, ha finalmente avuto giustizia. Il Gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino ha deciso di disporre l’archiviazione del procedimento penale a carico di Alex Schwazer, sottolineando come l’imputato non abbia commesso il fatto. Una vittoria esaltante per il marciatore azzurro, che tuttavia non potrà partecipare alle Olimpiadi di Tokyo, essendo stato squalificato fino al 2024 dal Tas di Losanna. Nonostante lo stop, l’altoatesino potrebbe impugnare la sentenza davanti alla Corte Federale Svizzera, alla luce della decisione del Tribunale di Bolzano. Sandro Donati, seppur felice per la notizia ricevuta, non ha nascosto tutta la sua rabbia e la sua delusione, mentre l’atleta altoatesino sta già cercando di capire come fare per poter partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Così Alex, sempre a testa alta
Campione su strada, ma anche nella vita. Alex ha dimostrato che dagli errori si impara e, senza troppo rumore, costruendosi una famiglia e lottando con tutte le sue forze, senza smettere mai di allenarsi, ne è uscito a testa alta. La testa alta che Schwazer ha tenuto sempre, fiero, orgoglioso e sicuro che, questa volta, non è stato commesso nessun errore. Perchè sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. Alex è pulito, lo è sempre stato negli ultimi anni, dopo l’errore del 2012, ma qualcuno davvero potente ha deciso di mettergli i bastoni tra le ruote. Continua così Alex, speriamo di vederti ai Giochi di Tokyo: il rinvio per la pandemia di coronavirus potrebbe dare una speranza al marciatore azzurro e a tutti i tifosi italiani. Anche se siamo consapevoli che niente e nessuno, ormai, potrà restituirgli gli anni e le medaglie persi in questo lungo periodo lontano dalle gare.