La Formula 1 cammina a grandi passi verso un periodo di austerity, in cui l’obiettivo principale sarà quello di ridurre drasticamente i costi dopo la terribile crisi economica dovuta al Coronavirus.
Per questo motivo, dopo il ‘budget cap’, ecco il congelamento dei motori dal 2022 al 2025, che permetterà a ogni costruttore di rispettare 50 milioni di euro all’anno. Una scelta che, se per Mercedes e Red Bull appare comprensibile per motivi diversi, risulta di difficile definizione per quanto riguarda la Ferrari, apparsa in notevole ritardo dal punto di vista del motore nel 2020.
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I retroscena del sì di Binotto
Pur avendo palesato evidenti limiti in termini di power unit nella scorsa stagione, la Ferrari ha acconsentito al freezing dei propulsori dal 2022 al 2025, a patto che che vengano sostituiti nel 2025 e non nel 2026: “non è la prima volta che ci dimostriamo responsabili – le parole di Binotto riferite alla Red Bull – inoltre, sul motore, abbiamo l’ambizione di essere il punto di riferimento nel 2022“. Proprio questo è il retroscena che ha spinto il team principal della Ferrari a dire sì al congelamento, ovvero la certezza che il motore 2022 sia super competitivo.
Obiettivo 2022
Il motore Ferrari del 2021 ovviamente non sarà al livello di quello Mercedes, ma Binotto è certo che quello del 2022 (che poi sarà congelato) sarà il più efficiente della compagnia, permettendo così al Cavallino di lottare stabilmente per la vittoria fino al 2025. I primi segnali sono già incoraggianti, c’è ancora un’intera stagione per sviluppare il motore per il 2022, dunque a Maranello sono convinti che la scelta di congelare le power unit alla fine si rivelerà vincente.