Si può amarlo o odiarlo, ciò che è certo è che Antonio Conte sa bene come si allena una squadra. Idee, carattere e spirito di sacrificio sono le sue caratteristiche.
Quelle che ama inculcare ai suoi giocatori, che riesce a plasmare a sua immagine e somiglianza, partendo dai concetti basilari del suo calcio. Dall’Arezzo fino all’Inter, passando per Siena, Juventus e Chelsea: ovunque Conte sia andato, non è mai mancata la vittoria. Farlo con i nerazzurri vorrebbe dire mettere la ciliegina sulla torta, considerando come dalle parti di Appiano Gentile un trofeo non si vede da ben 10 anni.
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Sì all’Inter nonostante la Juve
Antonio Conte non ci ha pensato due volte quando si è presentata l’occasione Inter, nonostante il suo passato a tinte bianconere. L’esperienza alla Juventus prima come giocatore e poi come allenatore non lo ha dissuaso dal dire sì a Suning, prendendo in mano la squadra nerazzurra abituata ormai a perdere. L’anno scorso la vittoria è sfuggita per un punto, quest’anno invece l’Inter potrebbe davvero centrarla. Le quattro lunghezze di vantaggio sul Milan rappresentano un buon bottino, ma la strada da percorrere è ancora lunga prima di poter alzare le braccia al cielo. Tuttavia i segnali di rinascita si vedono eccome, merito di Conte e dei suoi giocatori, capaci di portare in campo in maniera precisa gli insegnamenti del proprio allenatore.
Abituati a perdere
Un digiuno di vittorie difficile da sopportare per l’Inter, per questo motivo la scelta è ricaduta su Antonio Conte, l’uomo giusto per poter tornare a sorridere. Lo stesso manager pugliese ha confermato il suo obiettivo, rivelandolo ai microfoni del Corriere della Sera: “mi avevano sconsigliato l’Inter. Sono per le sfide e l’Inter è la più difficile della mia carriera. Ma non temo i confronti: so che nel mio campo ho da dire e tanto. Se per 10 anni non vinci ti abitui inconsciamente alla situazione, cerchi alibi o dai la colpa a qualcun altro, non vedi i tuoi limiti né i difetti. L’ambiente si impregna di questo, è importante lavorare non solo sui calciatori ma su ogni settore. Così alzi la pressione e diventi un rompiscatole. Questa è la differenza tra mentalità per vincere o per campare. Allenatori bravi ce ne sono tanti: penso a Luciano Spalletti. Lui è un tecnico molto bravo, che fa calcio. Il problema è riuscire a rompere determinati equilibri per indirizzare la barca dove ti hanno chiesto di portarla. Anche se qualcuno si può pentire di averti scelto”.
Ammazzare l’avversario
Una carriera sempre con il coltello tra i denti, mostrando il petto e i muscoli ai propri avversari, considerati addirittura nemici sul terreno di gioco. Antonio Conte ha sempre affrontato così le partite, digrignando i denti insieme alla sua squadra: “un tifoso avversario avrebbe spinto perché cacciassero Conte dall’Inter. Da avversario voglio ammazzare il mio nemico: mandarmi via avrebbe facilitato gli altri. Quando vado in un club ci entro anima e corpo. Sono passionale e la passione fa la differenza, è contagiosa. La creatura la vivo e la faccio vivere a tutti quelli che lavorano con noi. Se si sente il senso d’appartenenza si dà qualcosa in più”. Questo è Conte, un animale di calcio in cerca di imprese, considerate da sempre il proprio pane quotidiano. L’Inter ha rischiato di farselo scappare ma, vedendo i risultati ottenuti in questa stagione, forse Steven Zhang Jr avrà tirato un sospiro di sollievo pensando a quello che poteva essere e (per sua fortuna) non è stato…