Mick Schumacher ha iniziato ufficialmente oggi la sua avventura con il Team Haas, avendo partecipato alla prima giornata di test ad Abu Dhabi. Il pilota tedesco non ha brillato dal punto di vista del cronometro, ma ha completato ben 125 giri e permesso alla scuderia americana di ottenere importanti dati per il futuro.
Il tedesco poi ha parlato delle sue sensazioni e del proprio futuro, zittendo i critici che continuano a sottolineare il fatto che sia arrivato in Formula 1 grazie al suo cognome. Intervenuto alla BBC, Mick Schumacher ha ammesso: “alla fine sono io che guido la macchina, non il mio nome. Quest’ultimo, è vero, mi ha aperto molte porte e mi ha aiutato a creare una rete di contatti ma alla fine nessuna di queste persone gareggia al posto mio. Io faccio questo sport perché voglio, perché lo amo, mi piacciono l’adrenalina, la velocità e la sensazione che si prova a essere primi. Non ho nessun problema a essere paragonato a mio padre, perché so cosa sto facendo ma soprattutto perché lo sto facendo. Ho intenzione di andare lontano in questo sport e voglio seguire il mio percorso così come voleva mio papà”.
“Non mi pongo obiettivi”
Mick Schumacher poi ha ammesso di non avere intenzione di porsi precisi obiettivi, ma di voler lavorare per migliorare di giorno in giorno, senza fare il passo più lungo della gamba: “sono sicuro che nessuno entra in questo sport dicendo che andrà a vincere tutto. Io non voglio dire, ad esempio, che conquisterò sette volte il titolo piloti. È un sogno e basta, lo vuoi raggiungere ma è impossibile dire che succederà perché ci sono così tante cose che possono accadere nello sport. E devi essere preparato ad affrontarle. In questo momento sono semplicemente grato di essere tra i 20 piloti del Mondiale. Spero di essere capace di fare i miei primi passi, poi vediamo dove mi porterà questo percorso. Se davvero sarò un pilota di successo allora andrò al settimo cielo; sennò, beh, sarò comunque riuscito a entrare in Formula 1, facendo quello che più mi piace. In ogni caso sarò felice”.