Il Tour de France, nonostante le modifiche per l’emergenza Coronavirus, sta regalando un grande spettacolo. Diversi italiani sono stati costretti ad alzare bandiera bianca, ma c’è chi ancora riesce a tenere alto l’orgolgio tricolore.
Stiamo parlando di Damiano Caruso, miglior azzurro nella generale: il corridore della Bahrain Merida è attualmente 14°. “La mia posizione in classifica generale è soltanto una conseguenza della mia attuale condizione. Alla vigilia di questo Tour non avevo alcun obiettivo personale sulla classifica generale, dovevo solo aiutare Landa e sono ancora adesso proiettato esclusivamente al nostro grande obiettivo che è quello di conquistare il podio di Parigi con il nostro capitano. Ovviamente, alla luce di quello che iniziamo a vedere, se non ci saranno occasioni in cui dovrò lavorare in modo diretto per Landa, penso che comunque non darà fastidio a nessuno se continuerò a fare quello che sto facendo fino ad ora. Non posso sapere se la mia posizione andrà a migliorare o peggiorare, ma per me non è lo scopo principale. Essere il miglior italiano non mi da’ alcuna pressione, è sempre una posizione di rincalzo. Siamo sempre nelle zone alte della classifica ma non è ne’ un podio ne’ una top five. E’ giusto tenere presente che l’obiettivo principale della squadra, e quindi anche mio, è quello di raggiungere il podio con Landa. Poi tutto il resto sarà guadagnato. Se strada facendo riesco a migliorare la mia posizione, ben venga. Se riuscirò ad essere decimo e fare il mio miglior piazzamento della carriera al Tour, farà piacere ma credo sia molto difficile” ha raccontatoil siciliano ai microfoni di StrettoWeb.
“La tappa del Col de la Loze è mostruosa, può ribaltare la classifica. Lì non puoi permetterti una giornata storta, se ti pianti negli ultimi 6 chilometri puoi solo scendere dalla bici e arrivare a piedi. Noi crediamo nel podio di Landa, il gap è cortissimo e c’è spazio per poter recuperare quei secondi. Se Mikel avrà ancora le gambe e la forza, come ha dimostrato fin qui, io credo che siamo in piena lotta per il podio. Ci vogliono le gambe, le due tappe decisive saranno quella del Col de la Loze mercoledì 16 e poi la cronometro di sabato con l’arrivo a La Planche des Belles Filles, molto impegnativa“, ha affermato ancora il corridore della Bahrain Merida prima di commentare la sfida tutta slovena tra Roglic e Pogacar: “Roglic è uno dei corridori più forti al mondo in questo momento, e ne è consapevole. Pogacar invece è ancora giovanissimo, e fa veramente piacere che sia venuto fuori un giovane come lui dal talento così grande. Sta emergendo e non ha ancora ben chiaro tutto il suo potenziale, ma lo scoprirà da qui a breve. Quando fai certe cose a 21 anni, ci riesci soltanto se sei un grandissimo talento“.
“Spero non torni mai più un periodo come quello del lockdown. E’ stata una sofferenza per tutti, a partire dalla gente che stava male e fino a chi si è ritrovato relegato a casa privato della libertà. Il motivo c’era, ci mancherebbe, le motivazioni erano valide ma è stato un periodo molto difficile per tutti. Noi siamo abituati tutti i giorni ad andar fuori a pedalare per 4-5 ore al giorno, e ci siamo ritrovati a fare i rulli due volte al giorno, in casa, la mattina e il pomeriggio. Vivevamo nell’incertezza, non si capiva se ci sarebbemai stata una fine in fondo al tunnel: si riparte, non si riparte, le squadre erano in difficoltà… C’è stato un periodo di incertezza e di preoccupazione. Poi lentamente si è tornati alla normalità. Io l’ho vissuta inizialmente con un certo stato d’ansia, poi mi sono tranquillizzato e ho ripreso di nuovo i miei ritmi. Alla fine anche quando siamo stati tutti fermi 4-5 settimane a casa, c’è stato comunque il tempo per riprepararsi e siamo ritornati tutti allo stesso livello anzi, questo Tour ha un altissimo livello, quindi quel periodo non ha intaccato il livello delle performance”, ha aggiunto prima di aprire una parentesi sulla convocazione per i Mondiali di Imola: “contento come sempre della convocazione, il mio obiettivo è quello di dare il massimo. Il percorso è molto duro ma difficile da interpretare perchè è anche esplosivo, le salite sono dure ma brevi. Penso che i super favoriti siano corridori come Van Aert, Alaphilippe, Van Avermaet. La nostra nazionale sarà improntata sugli atleti che in questo momento hanno la condizione migliore, non ho ancora approfondito il percorso nel dettaglio ed è molto difficile fare pronostici. Spero di trovarmi al posto giusto nel momento giusto nel finale ma è ovvio che se io arrivo lì all’ultimo giro con Alaphilippe o atleti esplosivi come lui, per me è quasi impossibile andarli a seguire. Potremmo anticipare la corsa, andare in una fuga importante a 2-3 giri dalla fine per essere nel vivo della gara prima dell’attacco da dietro, in modo da essere nella situazione di essere inseguiti e non di inseguire, per cercare di finalizzare al meglio. Ma lo vedremo insieme al selezionatore più avanti“.